Saluta la moglie e parte per un'escursione in val di Pejo: Giuseppe non torna più, muore a 80 anni

Giuseppe Schiesaro
ADRIA - Giuseppe Schiesaro conosceva bene la montagna, il Trentino e la zona di Pejo, ma stavolta qualcosa è andato storto. Un saluto alla moglie ieri mattina, 2 settembre,...

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ADRIA - Giuseppe Schiesaro conosceva bene la montagna, il Trentino e la zona di Pejo, ma stavolta qualcosa è andato storto. Un saluto alla moglie ieri mattina, 2 settembre, prima di dividersi e darsi appuntamento prima di mezzogiorno. La moglie lo ha atteso invano, si è preoccupata e ha lanciato l'allarme. A quel punto sono intervenuti i soccorritori, che dopo ore di ricerche hanno rinvenuto, oramai privo di vita, il corpo dell'80enne. Schiesaro è stato ritrovato a quota 1639 metri, nei pressi del torrente Noce Bianco. Il pensionato stava facendo la classica escursione in montagna in località Malga Mare. Rimangono da accertare le cause dell'incidente, ma la pista più battuta dagli inquirenti è quella di una caduta accidentale, che purtroppo non ha lasciato scampo all'80enne.


Giuseppe Schiesaro, nato a Rovigo, da non molto tempo abitava insieme alla moglie - originaria di Anquillaria Veneta e di una decina d'anni più giovane di lui - in via Madre Teresa di Calcutta, in zona Coop.

LE RICERCHE
L'allarme al numero unico per le Emergenze 112 è arrivato alle 12.25 ed è subito scattata l'operazione dei soccorsi. Sono trascorse ore di attesa e speranza, fino al triste annuncio del ritrovamento, nel pomeriggio, del corpo.
Il Polesine piange un'altra vittima della montagna, la terza negli ultimi tre anni, sempre a causa di incidenti sfortunati e tragiche fatalità. Nell'agosto di un anno fa, a perdere la vita era stato il giovane escursionista rodigino Andrea Mazzetto, 30 anni di Rovigo, morto nel pomeriggio di sabato 20 nel tentativo di recuperare il cellulare. Si trovava assieme alla fidanzata Sara Bragante, quando all'improvviso ha perso l'equilibrio ed è precipitato per un centinaio di metri da un massiccio sulla Valdastico, a Rotzo, sull'Altopiano di Asiago. I due si trovavano nei pressi dello sperone «Altar Knotto», quando il 30enne ha perso l'equilibrio ed è volato nel vuoto.

I PRECEDENTI


Nel settembre del 2020, invece, un'altra escursione sulle splendide cime trivenete si era trasformata in tragedia. Un piede in fallo, l'erba bagnata e un volo di 50 metri non avevano concesso scampo a Paolo Ambroso, insegnante di musica di Rovigo. Il 41enne e il suo amico Stefano Polo, 38enne originario di Rovigo e residente nel Veneziano, erano equipaggiati di tutto punto. Partiti la mattina da Col Indes, in comune di Tambre, avevano raggiunto senza problemi il Rifugio Semenza, nel versante di Belluno. Le condizioni meteorologiche erano delle migliori. L'obiettivo era raggiungere Cima Manera, 2251 metri, la vetta più alta del monte Cavallo, in provincia di Pordenone, sul versante friulano. E proprio qui, si è materializzato il dramma. I due stavano percorrendo il sentiero 918-929, lungo il passo alpino della Forcella Palatina dell'anello Dell'Altavia del Rondoi. Ambroso mette inavvertitamente il piede sul bordo ricoperto di erba scivolosa. Perde l'equilibrio e cade, precipita per una cinquantina di metri sui costoni rocciosi fino al ghiaione. Guidato al telefono dai soccorritori, l'amico cerca di rianimarlo a lungo ma non c'è nulla da fare.
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Il Gazzettino