Morto il "senzatetto" dell’imbarcadero di Venezia. Freddo e condizioni igieniche precarie, era stato ricoverato in ospedale

E' morto il senzatetto dell'imbarcadero: era stato ricoverato in ospedale
VENEZIA - Non ce l’ha fatta R.M. il senza fissa dimora di 86 anni che per mesi aveva scelto come “alloggio” l’imbarcadero della linea 2 della stazione....

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VENEZIA - Non ce l’ha fatta R.M. il senza fissa dimora di 86 anni che per mesi aveva scelto come “alloggio” l’imbarcadero della linea 2 della stazione. Quattro giorni fa l’87enne di etnia Rom proveniente dalla Serbia, che aveva sempre rifiutato una sistemazione o di seguire gli operatori socio sanitari che lo andavano a trovare ogni sera, si era sentito male e aveva accettato di farsi ricoverare all’ospedale Civile. L’altra notte, però, ha avuto una crisi e medici e infermieri si sono prodigati a rianimarlo ma senza esito. Probabilmente, gli acciacchi dell’età, le condizioni igieniche più che precarie e l’esposizione al freddo hanno avuto la meglio sul clochard che gli operatori di strada erano riusciti a convincere ad abbandonare la sua sudicia postazione solo dopo nove mesi di tentativi. Il “suo” angolo pieno di coperte, sacchetti e immondizie aveva suscitato l’indignazione dei passanti per mesi, non tanto per la sua presenza, quanto per il fatto che non è umanamente giusto che una persona potesse stare al freddo in quelle condizioni. Il fatto è lui rifiutava ostinatamente ogni tipo di aiuto e non era possibile darglielo con la forza. Per mesi grazie alla Lega della Municipalità, l’assessorato alle Politiche sociali, il vicesindaco Andrea Tomaello, la polizia locale, ed il sevizio psichiatrico della Ulss 3, si era riusciti almeno a monitorare quotidianamente le sue condizioni di salute.

Le condizioni di salute precarie

Proprio quelle, all’inizio della settimana erano peggiorate ed egli si era lasciato convincere ad essere portato all’ospedale. L’assessore alla Coesione Sociale, Simone Venturini, confidava sull’inizio di un percorso che avrebbe portato l’anziano in una struttura protetta, al caldo e rifocillato. «Mi auguro - aveva detto - che il servizio psichiatrico riesca a persuaderlo a prendere favorevolmente in considerazione la via della struttura protetta, alternativa alla vita precaria che lui ha scelto».  A nulla era valsa anche la ricerca dei parenti, conclusasi con il ritrovamento di un figlio residente in Friuli, l’unico dei 9 che aveva avuto disposto ad incontrarlo. Anche lui, però era stato allontanato a malo modo dal padre. Il Comune di Torino, prima che l’anziano giungesse nel nostro territorio, aveva avviato l’iter per l’inserimento in Rsa, ma il progetto non aveva poi avuto seguito per la mancanza di volontà dell’anziano serbo. R.M., la cui ultima residenza documentata è a Torino, era arrivato a Venezia nel maggio 2022, sempre vivendo di elemosina. L’unica costante era il rifiuto a qualsiasi tipo di aiuto o assistenza da parte sia dei volontari che degli operatori sociali. In modo anche violento. L’unica strada possibile, il trattamento sanitario obbligatorio (Tso) non era mai stato ritenuto praticabile.

 

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Il Gazzettino