Morto l'ex commerciante Bruno Dirindin: gestì la tavola calda in piazza Risorgimento

Bruno Dirindin e piazza Risorgimento
PORDENONE - Prima l’impiego alla Savio e l’inizio dell’impegno sindacale, poi la lunga esperienza nella ristorazione e negli organismi di categoria, con...

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PORDENONE - Prima l’impiego alla Savio e l’inizio dell’impegno sindacale, poi la lunga esperienza nella ristorazione e negli organismi di categoria, con un’attenzione alle problematiche degli imprenditori del suo settore che è sempre rimasta viva, anche dopo il progressivo allontanamento dall’impegno attivo. Se n’è andato a 74 anni Bruno Dirindin, noto soprattutto per aver gestito per lungo tempo una frequentatissima tavola calda in piazza Risorgimento, ma anche per i ruoli avuti nell’Ascom e nella Fipe prima e nel Consorzio turistico del Piancavallo poi. 


Dirindin era cresciuto nel quartiere di Vallenoncello, figlio di un capo officina delle Officine Zorzit, che avevano allora la loro sede in pieno centro, in vicolo Chiuso, come ricorda il sindaco emerito Alvaro Cardin. La sua prima esperienza lavorativa era stata alla Savio macchine tessili, ed era lì che si era anche avvicinato per la prima volta all’attività sindacale. In seguito era venuta la lunga stagione della tavola calda gestita in piazza Risorgimento con la collaborazione della moglie, che lo aveva fatto conoscere e apprezzare a tanti: un locale apprezzato per la capacità di valorizzare i sapori tipici del territorio, che era diventato un punto di riferimento per molti. Dopo la sua chiusura, Dirindin aveva collaborato anche con il figlio Gianluca nella gestione di un’altra attività di ristorazione, la trattoria Al Noncello, a pochi metri di distanza, non lontano dall’ufficio postale, a sua volta chiusa nel 2003. Ma anche dopo che la sua attività lavorativa aveva preso altre strade, Bruno Dirindin non si era fermato, e aveva investito le sue energie nel Consorzio turistico del Piancavallo e nella valorizzazione della località sciistica pordenonese. 

«Era una persona molto legata alle tradizioni di Pordenone – lo ricorda Cardin, esprimendo il suo cordoglio –, in particolare per quello che riguardava gli aspetti della gastronomia. Aveva anche coniato un termine, “madre terra”, per esprimere il suo pensiero su questi temi». Gli anni dell’attività di ristorazione sono stati anche quelli nei quali Dirindin è stato impegnato nell’Ascom, che esprime con presidenza e direzione la sua vicinanza alla famiglia, dove ha fatto parte del Consiglio, e più precisamente nella Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, ma nel contempo aveva anche guidato la delegazione pordenonese dell’Ais, l’Associazione italiana sommelier. «L’ho conosciuto nel 1981, quando sono arrivato a Pordenone – ricorda l’attuale presidente della Fipe Sergio Lucchetta -, ed era già attivo da tempo nell’associazione di categoria. Era sicuramente una persona appassionata di questo tipo di attività, che si è sempre data molto da fare negli organismi di categoria. Anche l’ultima volta che l’ho incontrato, nell’autunno scorso, nonostante fossero passati una quindicina d’anni da quando si era ritirato da questa attività, aveva ancora un interesse vivo per le problematiche delle imprese del settore, così come si era speso nel sindacato».

 

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Il Gazzettino