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VIGODARZERE - Servirà l'autopsia per accertare le cause della morte di Giuseppe Gallo, il 73enne trovato annegato nel Brenta martedì in tarda mattinata a Vigodarzere. In Procura è stato aperto un fascicolo a carico di ignoti e al momento non c'è alcuna notizia di reato.
Le indagini sono state assegnate al Pm Marco Brusegan che oggi assegna l'incarico al medico legale Rossella Snenghi: bisognerà capire se il decesso è stato provocato dalla contusione alla nuca oppure se Giuseppe è annegato a seguito della botta. Le forze dell'ordine stanno anche cercando testimoni per ricostruire la tragedia.
IL PROFILO
Ex dipendente civile del Ministero della Difesa, appassionato di passeggiate e natura. Innamorato della moglie Enza Tagliatela, dei figli, ma soprattutto dei nipoti. Giuseppe, per tutti Pino Gallo, originario di Caserta, era arrivato con la moglie a Vigodarzere nel 2009, per avvicinarsi ai figli: Lucia, Daniela e Pasquale. Da 13 anni abitava in un appartamento all'inizio di via Roma.
«Papà era un uomo solare, simpatico, gentile, allegro, sempre pronto ad aiutare chiunque gli chiedesse aiuto.
LA RICERCA
A quel punto sono scattate le perlustrazioni dell'argine a piedi e, contemporaneamente, i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno calato in acqua il gommone per una ricognizione scandagliando il corso d'acqua. Fatti pochi metri, i vigili del fuoco hanno avvistato un corpo galleggiare a pelo d'acqua, vicino alla riva a pancia in su: per Giuseppe Gallo non c'era più nulla da fare.
«Ironia della sorte, martedì mattina era la prima volta dopo mesi che papà andava a cogliere violette dice ancora il figlio Pasquale -. Addosso aveva tutto: cellulare, soldi, le chiavi dell'auto. Escludiamo che possa essere stato aggredito o spinto giù, ma non ci spieghiamo come mai lui, così cauto, si sia spinto fino a quel punto. L'argine in questi giorni inizia a essere frequentato, facciamo un appello a chi ha visto papà, si faccia avanti con le forze dell'ordine». Al momento del ritrovamento del corpo, Pino aveva in mano un mazzetto di violette selvatiche che aveva colto poco prima.
IL COLPO
Da un primo esame esterno del corpo, è emerso che il pensionato ha una botta lacero contusa alla nuca compatibile con la caduta. Lungo la scarpata della sponde, infatti, ci sono diversi sassi e pezzi di tronchi d'albero: è probabile che Pino si sia procurato la ferita al capo sbattendo contro uno di questi ostacoli e dopo aver perso i sensi, sia ruzzolato fino all'acqua.
Il Gazzettino