ZELARINO Cinque giorni di agonia, che i famigliari hanno vissuto aggrappandosi alla fragile speranza che un miracolo potesse svegliarli da quell’incubo. Alla fine,...
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Il padre del bambino è Anatolie Bitca, moldavo sacerdote ortodosso di Mestre, protopresbitero del I° vicariato arcivescovile. La famiglia era appunto in giardino quando il piccolo si è improvvisamente accasciato a terra. Incapaci di capire cosa fosse accaduto hanno chiamato il 118: i medici del Suem mestrino, arrivati sul posto in pochi attimi, hanno iniziato le manovre per la rianimazione. Il piccolo era finito in arresto cardiaco, e il personale sanitario ha provato in tutti i modi a ripristinare il battito. A far capire che il piccolo aveva qualcosa che gli stava ostruendo le vie respiratorie è stata la difficoltà nell’intubarlo: la vite di metallo in mezzo alla trachea gli impediva qualsiasi forma di ossigenazione. I numerosi massaggi cardiaci praticati hanno fatto risalire la vite e i medici alla fine sono riusciti a estrarla.
A quel punto, però, quel minuscolo corpo estraneo, aveva già fatto danni irreparabili: troppi i minuti senza riuscire a respirare e in arresto cardiaco. A quel punto, la vita del bambino era appesa a un filo e da qui la decisione di trasferirlo nel reparto di rianimazione pediatrica di Padova, il più attrezzato della regione per emergenze di questo tipo. Fin da subito, però, anche lo staff dell’ospedale della città del Santo aveva spiegato ai famigliari che la situazione era molto critica. Michele ha lottato come un leone, stazionario per quattro giorni, fino al drammatico peggioramento di venerdì che ha decretato la sua morte. Un dolore immenso per i genitori e per la comunità ortodossa. Anche la comunità di Zelarino è rimasta fortemente scossa dalla vicenda: la famiglia Bitca è molto conosciuta in paese. Il funerale del bambino sarebbe già stato fissato per giovedì: si terrà nella chiesetta dell’ex ospedale Umberto I, luogo di culto degli ortodossi veneziani e mestrini. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino