Belluno. Addio ad Alessandro Masucci, figura di spicco dell'alpinismo dolomitico. «Era un eroe silenzioso della montagna»

Alessandro Masucci riceve il premio “Pelmo d’Oro” per l’importante carriera alpinistica
BELLUNO - Si svolgeranno domani, mercoledì 29 alle 14.30 nel cimitero urbano di Prade a Belluno, le esequie di Alessandro Masucci, figura di spicco dell’alpinismo...

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BELLUNO - Si svolgeranno domani, mercoledì 29 alle 14.30 nel cimitero urbano di Prade a Belluno, le esequie di Alessandro Masucci, figura di spicco dell’alpinismo dolomitico, scomparso a 80 anni all’ospedale di Belluno. Lascia la moglie Lucia, il figlio Francesco con Elisa, la sorella, i cognati e i nipoti. Unanime il cordoglio del mondo degli appassionati della montagna per un personaggio assai noto per la sua attività in croda che gli valse il riconoscimento di Accademico del Club Alpino Italiano e fu anche membro del Gruppo Rocciatori “Gransi” del Cai di Venezia e del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (GISM). 


IL RICORDO
Masucci era nato a Mareson di Zoldo Alto dove la madre, originaria di Coi, si era rifugiata per sfuggire ai bombardamenti di Venezia durante la seconda guerra mondiale. Nella città lagunare egli fece ritorno dopo l’evento bellico, ma non tralasciava di trascorrere parecchio tempo nell’amata Valle di Zoldo dove Civetta e Pelmo diventarono ben presto le sue mete preferite nel corso di innumerevoli salite. Masucci si laureò in veterinaria a Milano, esercitò una lunga attività professionale a Venezia e poi si trasferì con la moglie Lucia a Marsiai di Cesiomaggiore in stretta vicinanza con i monti che lo videro salire quasi mille vie tra Dolomiti e Alpi occidentali: ben 140 furono quelle nuove, una ventina tra Pelmo e Pelmetto, una dozzina sul versante zoldano della Civetta, altre ancora sui monti di Zoldo e d’Ampezzo. Tra i suoi compagni di cordata si ricordano tra gli altri i bellunesi Giuliano De Marchi e Soro Dorotei. Alpinista di razza, rigoroso nella pratica ascensionistica, nel 1980 egli partecipò alla spedizione di Francesco Santon sull’Everest dove raggiunse il Colle Sud senza ossigeno, perché rifiutò sempre i vari mezzi artificiali utilizzati da una pratica dell’alpinismo che non gli apparteneva. Purtroppo l’impresa fu vanificata da vento e gelo a pochi metri dalla cima. A 55 anni, purtroppo, un ictus interruppe la sua carriera alpinistica


LA COMMOZIONE


Nello scorso luglio ricevette il meritato premio “Pelmo d’Oro” per un’importante carriera alpinistica. Così ricorda quel giorno il presidente della Provincia Roberto Padrin: «Volle partecipare alla cerimonia di consegna, a San Tomaso Agordino, nonostante fosse già provato dalla malattia. Ricordo ancora la commozione con cui ha ritirato il premio, mista a una umiltà che solo i grandi personaggi hanno. Nella cerimonia ho avuto modo di definire gli alpinisti come eroi silenziosi della montagna: Alessandro Masucci era proprio questo».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino