Si prepara il caffè e crolla a terra sotto gli occhi del figlio: agente della Polfer muore a 61 anni

Luigi Pepe
BUDOIA - Polizia e famiglia. Questo era Luigi Pepe, assistente capo coordinatore della Polfer in pensione dal 2018, morto improvvisamente martedì mattina, 24 maggio, tra le...

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BUDOIA - Polizia e famiglia. Questo era Luigi Pepe, assistente capo coordinatore della Polfer in pensione dal 2018, morto improvvisamente martedì mattina, 24 maggio, tra le braccia del figlio minore Tommaso. Aveva 61 anni e per 35 aveva indossato la divisa della Polizia di Stato con orgoglio, passione e, soprattutto, con il sorriso.

«Era il simbolo della Polfer di Pordenone, tutti gli volevano bene, aveva un animo buono», lo ricorda l'attuale comandante Riccardo Bozzo. Originario di Marcianise, in provincia di Caserta, Pepe si era arruolato nell'aprile 1983. Dal Sud al Nord, prima a Bolzano per il corso e poi a Pordenone per sempre. Abitava a Budovia ed era un uomo molto legato alla famiglia, tanto che in Friuli aveva fatto arrivare anche i genitori, affinché avessero sempre qualcuno accanto su cui contare.
La notizia della sua morte è stata un duro colpo per tutti. Non aveva problemi di salute.

L'altra mattina si è alzato, si è preparato il caffè e si è accasciato. Il figlio Tommaso, 23 anni, ha cominciato le manovre di rianimazione guidato in viva voce da un infermiere della centrale operativa della Sores di Palmanova. Ce l'aveva fatta, il papà sembrava essersi ripreso, ma quando è arrivata l'ambulanza il suo cuore non ha voluto saperne di ripartire.
Lascia nel dolore altri due figli - Laura e Alessandro - i nipoti e la moglie Rosa che aveva conosciuto, come per uno scherzo del destino, proprio sul treno. «Luigi era in servizio, indossava la divisa - racconta in lacrime Rosa - Era il 1987, andavo a trovare parenti a Pordenone e al ritorno, quando l'ho rivisto in stazione, lui mi ha chiesto il numero di telefono». È così che è scoppiato il loro grande amore. Da quel momento non si sono più lasciati, hanno messo su casa e costruito una solida famiglia.


Nel 2018, dopo 35 anni di scorte sui treni e pattugliamenti alla stazione ferroviaria di Pordenone, è arrivato il momento della pensione. Si è dedicato ancora di più alla famiglia e alla casa: i nipoti, l'orto, il giardino da curare, gli animali da governare e tutto il tempo che gli rimaneva per la sua Rosa. «Era arrivato per noi il momento di concederci qualche spazio tutto nostro - svela la moglie - Dovevamo andare a Roma per la festa dei colleghi che avevano frequentato il suo corso, 300 persone con le mogli al seguito. Era così felice». Felice e benvoluto, tanto che da ieri il telefono non smette di squillare. «Chiamano colleghi da Udine, Venezia e persino da Caserta», afferma la moglie. Domani, alle 11, nella chiesa arcipretale di Sedrano verrà celebrato il funerale; sarà tumulato nello stesso cimitero, accanto ai genitori.
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Il Gazzettino