Morti improvvise, il 74% delle patologie a rischio diagnosticate a under 16: lo studio dell'Università di Padova

I dati sono stati raccolti su 22.324 atleti trevigiani tra i 7 e i 18 anni, sottoposti negli anni a oltre 65 mila valutazioni mediche

Morte improvvisa di giovani atleti, studio del Bo (foto Pexels - Andrea Piacquadio)
PADOVA - Sono più di 22.000 i giovani atleti che la Medicina dello Sport dell’Ulss 2, Centro di riferimento regionale per lo sport nei giovani con cardiopatie, ha...

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PADOVA - Sono più di 22.000 i giovani atleti che la Medicina dello Sport dell’Ulss 2, Centro di riferimento regionale per lo sport nei giovani con cardiopatie, ha monitorato nell’ambito di uno studio condotto in collaborazione con l’Università di Padova sul significato dello screening medico sportivo nella prevenzione delle “morti improvvise” nello sport dal titolo “Value of screening for the risk of sudden cardiac death in young, competitive athletes”. La ricerca, pubblicata dalla rivista scientifica «European Heart Journal» e condotta dall’équipe di Patrizio Sarto, direttore della Medicina dello Sport dell’Ulss 2, in collaborazione con i professori Domenico Corrado, direttore dell’UOSD Centro genetico per le cardiomiopatie aritmiche e Cardiologia dello sport, e Alessandro Zorzi, entrambi del Dipartimento di Scienze toraco-vascolari e Sanità pubblica dell’Università di Padova.

Il campione di studio

«Alla base dello studio ci sono i dati scientifici raccolti dalla nostra équipe su 22.324 atleti trevigiani tra i 7 e 18 anni, che sono stati sottoposti nel corso degli anni a 65.397 valutazioni mediche – spiega Sarto –. La nostra modalità di screening differisce da quella proposta in altri Paesi come il Regno Unito, dove i giovani calciatori vengono sottoposti a un’unica valutazione cardiovascolare all’età di 16 anni: i nostri atleti vengono presi in carico in giovanissima età e ripetono la valutazione ogni anno. Ciò può consentire l’identificazione molto precoce delle malattie cardiovascolari a rischio di morte improvvisa durante l’attività sportiva e, quando la prima valutazione non è in grado di evidenziare la patologia, risultano fondamentali i controlli successivi. In particolare, lo screening ha individuato patologie del muscolo e del sistema elettrico del cuore, forme aritmiche ventricolari gravi e cardiopatie congenite nei soggetti a rischio di “morte improvvisa”».

Il rischio di morte improvvisa

Un dato molto importante emerso dallo studio è che ben il 74% delle patologie cardiovascolari che presentano tale rischio sono state diagnosticate in bambini e ragazzi con meno di 16 anni: grazie al modello di screening “italiano”, sono state potenzialmente salvate le vite di 69 giovani atleti. Su 22.324 sportivi valutati, uno soltanto è stato colpito da arresto cardiaco durante l’attività sportiva, ed è sopravvissuto grazie alla rianimazione cardiopolmonare con l'uso del defibrillatore. «Un altro dato che emerge dallo studio - aggiunge Zorzi - è il ruolo fondamentale della prova da sforzo nella valutazione medico-sportiva. In Italia, la prova da sforzo viene eseguita sempre durante la visita medico-sportiva mentre all'estero viene di solito ci si ferma all'ECG a riposo. Nel nostro studio si dimostra che la prova da sforzo, particolarmente per la valutazione delle aritmie, ha consentito di sospettare una patologia cardiaca in diversi giovani sportivi con ECG di base normale e che sarebbero altrimenti sfuggiti»

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Il Gazzettino