Morì a 6 anni per una mancata diagnosi, assolto il pediatra dell'ospedale

Il reparto di Pediatria dell'ospedale di Rovigo
ROVIGO - «Il fatto non costituisce reato»: questa la formula dell’assoluzione pronunciata dal giudice Nicoletta Stefanutti nei confronti del dottor Vincenzo...

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ROVIGO - «Il fatto non costituisce reato»: questa la formula dell’assoluzione pronunciata dal giudice Nicoletta Stefanutti nei confronti del dottor Vincenzo Rametta, 45 anni, originario di Sciacca, dirigente medico della Pediatria di Rovigo, a processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte del piccolo Giovanni Morello, il bambino di Anguillara spentosi ad appena 6 anni, il 13 gennaio 2016, mentre si trovava all’ospedale di Rovigo, ricoverato per un forte e persistente mal di pancia.


La diagnosi iniziale era stata di gastroenterite, mentre come emerso dall’autopsia, la causa del dolore e della morte era un’occlusione intestinale provocata da un’ansa ileale, una “strozzatura” dell’intestino, in corrispondenza di un precedente intervento di appendicectomia. L’occlusione ha provocato una perforazione e l’infezione che ha poi portato alla morte.

PERIZIE FONDAMENTALI
Periti e consulenti, come sempre nei processi per colpa medica, hanno giocato un ruolo preminente. Tutti concordi sul fatto che ci sono stati degli errori clinico-diagnostici nelle cure al piccolo paziente, ma come già i periti nominati dal giudice, per avere una valutazione terza rispetto alle consulenze contrapposte prodotte da accusa e difesa, nella sentenza si riconosce che la “colpa” non fu di Rametta, al tempo anche primario facente funzione per la mancanza del primario di ruolo.

L’INCHIESTA
Subito dopo la tragedia erano stati indagati sette medici, ma dopo la chiusura delle indagini è stato poi imputato solo Rametta che secondo l’accusa non aveva richiesto una consulenza chirurgica o pediatrica, né ulteriori esami del sangue, né una radiografia, ma soprattutto perché non aveva incluso nella diagnosi la possibile occlusione intestinale e non aveva tempestivamente prescritto il necessario intervento chirurgico.
Già nella relazione della parallela verifica amministrativa era stato sottolineato che nel reparto di Pediatria di Rovigo «mancava un’unità medica nella fascia mattutina e pomeridiana», che «non era presente un chirurgo pediatrico» e che «non erano presenti delle linee guida per il trattamento della sintomatologia da dolore addominale acuto in pazienti pediatrici».

LE MOTIVAZIONI
Il docente universitario e chirurgo pediatrico Mario Lima e il medico legale Alberto Amadasi, i periti nominati dal giudice, pur rilevando errori nella gestione del piccolo paziente, nelle loro conclusioni hanno sostanzialmente escluso la responsabilità di Rametta, perché non sarebbe stato messo nelle condizioni di arrivare a una corretta diagnosi anche per le carenze organizzative e perché assente per due giorni a cavallo fra la data del ricovero, da lui deciso, il 9 gennaio, dopo che già il 7 il piccolo si era presentato al pronto soccorso con un forte mal di pancia, ma era stato dimesso dopo un clistere, e il giorno dell’aggravamento mortale.
L’accusa, sulla base delle consulenze dei professori di anatomia patologica dell’università di Padova Andrea Porzionato e Raffaele De Caro, che hanno ribadito come un intervento chirurgico avrebbe evitato la morte, aveva chiesto una condanna a un anno e 6 mesi. Con l’assoluzione di Rametta è caduta anche la chiamata in causa come responsabile civile dell’Ulss 5.

RICORSO IN APPELLO

Anche ieri presenti in aula Federico Morello e la moglie Tiziana, i genitori di Giovanni, che non hanno voluto commentare, diversamente dagli avvocati Cristiano Violato e Federico Soattin, che li hanno assistiti nella costituzione come parte civile insieme ai nonni: «Troviamo la sentenza ingiusta. Attendiamo le motivazioni, ma sarà nostra cura provvedere a dare battaglia per ottenere ragione. La morte del piccolo Giovanni non può restare impunita».
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Il Gazzettino