Mestre. Addio a Tina Dina, tra le ultime sopravvissute alla Shoah

Mestre. Addio a Tina Dina, tra le ultime sopravvissute alla Shoah
MESTRE (VENEZIA) - Si è spenta ieri, all’età di 90 anni, Tina Dina. Era la madre del giornalista de il Gazzettino (e vicepresidente della Comunità...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
MESTRE (VENEZIA) - Si è spenta ieri, all’età di 90 anni, Tina Dina. Era la madre del giornalista de il Gazzettino (e vicepresidente della Comunità ebraica di Venezia) Paolo Navarro Dina e una delle ultime superstiti della terribile stagione dei rastrellamenti nazifascisti che segnarono gli ultimi due anni della Seconda guerra mondiale

Persona schiva, da sopravvissuta alla Shoah si è impegnata negli anni a raccontare quelle terribili vicende perché il ricordo non andasse perduto. 
La sua storia è stata raccontata pubblicamente nel giugno 2013 durante una cerimonia a Ca’ Farsetti durante la quale lo Stato di Israele aveva insignito della medaglia di “Giusto fra le nazioni” alla memoria di Giulio e Stella Levorato, la famiglia che nel 1943 consentì alla famiglia Dina di salvarsi dai campi di sterminio tedeschi.
La storia era stata raccontata da Margherita Levorato, che all’epoca era una bambina di 10 anni, come la signora Dina.
Una storia fatta di altruismo gratuito, tra l’altro con il terrore di finire nelle grinfie delle Ss come le persone che si cercava di proteggere, poiché i Levorato avevano già trovato in quel tempo una sistemazione ad un’altra famiglia.
«Visto quello che avevamo passato – aveva raccontato in sala del Consiglio comunale Margherita Levorato – inizialmente mio padre rispose che non se la sentiva. Poi però dopo una seconda richiesta acconsentì. I signori Dina non uscirono più di casa fino alla fine della guerra. Erano in cinque: papà Emilio, mamma Enrichetta, tre figli Franco, Giuseppina e Tina. Le due bimbe - aveva continuato - non potevamo tenerle in casa. Con noi rimasero i genitori e Franco, il fratello maggiore. Allora mia madre ebbe un’idea: andò a parlare con suor Paola, di un istituto religioso vicino a campo Santa Giustina in centro storico. Suor Paola capì la situazione e diede l’autorizzazione a portare le due bimbe da loro». 
I bimbi allora si divertivano con poco: frammenti di quotidianità, pezzi di cartoncino, farina e acqua per fare la colla e costruire scatolette con i coperchi. Per non farsi riconoscere in strada si camminava curvi, sguardo basso. Fino alla Liberazione. Fu così che un’intera famiglia si salvò dalla Shoah.
Questa storia è stata narrata anche nel libro “Come foglie al vento” di Riccardo Calimani.

Non è ancora stata fissata la data dei funerali, ma dovrebbero svolgersi probabilmente martedì prima al Ghetto e poi al cimitero ebraico del Lido. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino