MESTRE - Ha superato due guerre mondiali, l’esodo doloroso dalla sua Pola al termine del secondo conflitto, e per ultimo anche l’insidia del coronavirus. Si è...
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Come questa: “Che cos’è la felicità? qualcosa nell’aria... che sento, che sfugge veloce nel vento... è così triste la vita se non la sai tenere stretta nel cuore”.
Alle persone che aveva vicino, e che le sono stati attorno fino all’ultimo, aveva molte vicende da raccontare. Zia Lidia, come la chiamavano, era nata a Pola nel 1913, alla vigilia della Grande Guerra, dove aveva vissuto fino al termine della Seconda guerra mondiale, quando era stata costretta assieme a migliaia di suoi connazionali a lasciare l’Istria. Si era così trasferita a Mestre dopo un avventuroso viaggio in mare, in fuga dalle autorità titine che davano la caccia agli italiani. In città aveva conosciuto Rino, che sarebbe diventato suo marito. La sua passione era il ballo, che aveva praticato in Italia e all’estero, spostandosi da una città all’altra anche grazie al brevetto da pilota che aveva ottenuto da ragazza. E negli anni verdi non disdegnava di andare in Vespa da Mestre a Monfalcone solo «per fare un giretto», come racconta.
La scomparsa di Lidia Radin ha lasciato un grande vuoto fra gli amici, che non hanno potuto nemmeno accompagnarla al funerale, per via delle limitazioni legate all’emergenza sanitaria, ma che vogliono ricordarla con alcune parole toccanti: «Beh a 107 anni era ormai ora, ma non è mai ora di salutare una persona così ricca di conoscenze e anni di racconti che attraversano un secolo della nostra vita. Te ne sei andata proprio come hai vissuto... con delicatezza e senza arrecare disturbo. Vogliamo salutarti un’ultima volta nella maniera con cui amavi ricevere gli auguri, per dirti che non ti dimenticheremo mai, ti ricorderemo sempre nelle parole delle tue poesie e ti immagineremo sorvolare in aeroplano la tua Pola come hai amato fare da giovane. Resterai per sempre nei nostri cuori. Ciao zia Lidia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino