Fatma muore a 33 anni durante una trasferta di lavoro. I titolari: «Era come una figlia»

LUTTO Fatma Core, 33 anni, di origine albanese
BORGO VENETO - «Abbiamo un dolore grande, Fatma lavorava per noi da anni, era come una di famiglia». Le parole escono a fatica dal maglificio Faccioli di Saletto di...

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BORGO VENETO - «Abbiamo un dolore grande, Fatma lavorava per noi da anni, era come una di famiglia». Le parole escono a fatica dal maglificio Faccioli di Saletto di Borgo Veneto, che ieri è rimasto chiuso per lutto. La morte durante una trasferta di lavoro della loro operaia Fatma Core, 33 anni, di origine albanese, ha lasciato sotto shock l'intera azienda. Il furgone del maglificio, un Iveco Daily, è uscito di strada giovedì pomeriggio, poco prima delle 14 in provincia di Mantova, mentre percorreva la provinciale 496 Virgiliana, nel tratto tra Poggio Rusco a Dragoncello. Al volante c'era il titolare Renzo Franchin, 67 anni, che ieri pomeriggio è stato dimesso dall'ospedale ed è tornato a casa, visto che le sue condizioni di salute sono abbastanza buone. Le ferite interiori invece saranno difficili da rimarginare. Perché Fatma è morta sul colpo, imprigionata tra le lamiere. Nonostante il tempestivo intervento dei soccorritori con ambulanza ed elicottero, per la 33enne non c'è stato nulla da fare. E mentre i carabinieri stanno cercando di ricostruire le cause dell'incidente, gli amici e i familiari della ragazza ancora non si capacitano che il suo sorriso si sia spento così brutalmente.

«Era una persona solare, amava stare tra la gente», racconta Denis Marchesin, che l'ha conosciuta una decina di anni fa quando faceva la barista al Fly di Montagnana. Il locale ha chiuso i battenti due anni fa ma fino al 2018 era il punto di riferimento per la movida del Montagnanese. Da dietro al bancone Fatma aveva conosciuto molta gente, facendosi benvolere per i suoi modi cordiali. Come testimoniano le centinaia di messaggi di affetto e cordoglio pubblicati sul suo profilo Facebook. La 33enne, era molto attiva sui social: l'ultima storia postata su Instagram, in cui raccontava il passaggio sul Po, risale a pochi minuti e a una manciata di chilometri prima dello schianto. «Stento ancora a crederci confessa l'amico Marco Albertin era piena di vita tanto che persino quando era giù di morale riusciva a incoraggiare gli altri». Fatma era cresciuta a Casale di Scodosia dove abitano tuttora mamma Hafsa, papà Besnik, la sorella Silvana e il fratello Hazri. Da un paio d'anni però era andata a vivere in un appartamento di Saletto, insieme al suo cane, a cui era molto legata. Lunedì sarà il giorno dell'addio: dalle 15 alle 16.30 l'ultimo saluto nella camera ardente allestita nel cimitero di Casale.
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Il Gazzettino