Morì per il parto, due milioni alla famiglia: paga l'Ulss 8, ma l'assicurazione è fallita

La mamma muore nel dare alla luce il suo bimbo
PADOVA -VICENZA  - A dieci anni dal drammatico parto cesareo, poi costato la vita a una mamma della Bassa Padovana, il Tribunale di Vicenza ha disposto un risarcimento di...

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PADOVA -VICENZA  - A dieci anni dal drammatico parto cesareo, poi costato la vita a una mamma della Bassa Padovana, il Tribunale di Vicenza ha disposto un risarcimento di oltre 2 milioni di euro alla famiglia. Soldi che ora l'Ulss 8 Berica dovrà pagare di tasca propria, in quanto l'assicurazione Lig Insurance non se ne fa carico. Si tratta infatti di una delle due compagnie romene (l'altra è la City Insurance) che sono fallite, lasciando in Veneto diversi enti del Servizio sanitario regionale esposti per oltre 35 milioni.

LA TRAGEDIA
La vicenda comincia nel giugno del 2011, quando Lorena Manfrin dà alla luce il suo bambino all'ospedale San Bortolo. Il piccolo sta bene, invece la donna dopo un'ora e venti minuti accusa un'emorragia post-partum, seguita da uno stato di choc ipovolemico che causa un arresto cardiocircolatorio e le conseguenti lesioni cerebrali. L'imprenditrice di Ponso resta per 5 anni in coma vegetativo, finché nell'aprile del 2016 la 50enne muore. A quel punto la Procura apre un'inchiesta per omicidio colposo a carico di una ginecologa e di un anestesista. L'ipotesi è che i due medici abbiano agito in maniera tardiva e inadeguata nel corso dell'intervento chirurgico e delle cure successive. Entrambi gli specialisti vengono però già scagionati dalla perizia disposta in sede di incidente probatorio e quindi assolti con formula piena, «perché il fatto non costituisce reato», dal giudice Roberto Venditti, che esclude imperizie, imprudenze e negligenze.

LA CAUSA
I familiari avviano comunque una causa civile, al fine di ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali derivati dal decesso della congiunta, asseritamente dovuto a una malpractice sanitaria. In tema di responsabilità professionale, l'Ulss 8 Berica (erede della vecchia Ulss 6 di Vicenza) dovrebbe essere coperta dalla compagnia assicurativa Lig Insurance di Bucarest, poi divenuta Lig Imob Investment e quindi International Soft Consult. Ma in realtà, mentre il procedimento vicentino è in corso, la società estera viene coinvolta in varie vertenze giudiziarie in Romania, come la procedura fallimentare attivata dall'Autorità di vigilanza e il ricorso contro la revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività assicurativa, fino allo stop confermato dalla locale Corte di Cassazione.

L'IMPOSSIBILITÀ
L'azienda sanitaria richiama la compagnia ai suoi doveri, chiedendole formalmente «di dare esecuzione al contratto di assicurazione a suo tempo stipulato e di assumere la gestione della richieste risarcitorie regolarmente denunciate sulla polizza», come fa presente la delibera firmata dal direttore generale Maria Giuseppina Bonavina. Ma l'ormai ex Lig rappresenta «più volte di trovarsi nell'impossibilità di adempiere alle obbligazioni assunte nei confronti dell'Ulss, in considerazione dell'intervenuta revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività assicurativa», tanto che di fatto abbandona «la gestione dei sinistri e delle relative vertenze giudiziarie».

IL CONTO


Nel frattempo ad agosto del 2021 viene emesso il verdetto civile, di cui in questi giorni l'Ulss 8 Berica prende definitivamente atto, al termine di una serie di riconteggi e correzioni contro cui viene deciso di non procedere con alcuna impugnazione. Il conto del risarcimento a favore dei parenti è di 2.038.113,41 euro. Denari che usciranno direttamente dalle casse pubbliche in quanto, «considerata la nota indisponibilità della compagnia» ad adempiere alle obbligazioni assunte, «si ritiene opportuno, al fine di evitare aggravi di spesa, dare spontanea esecuzione alla sentenza». L'azienda sanitaria proverà a recuperare le somme con un'altra procedura giudiziaria, come del resto stanno cercando di fare tutti gli enti veneti rimasti invischiati nel duplice crac romeno. Ma intanto deve pagare.
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Il Gazzettino