Sulle montagne torna l’antico rito della fertilità e dell'abbondanza

Lidia Dreolini veste i panni di Cleopatra
TAIPANA (Udine) - La festa di ieri, domenica 12 giugno, nel piccolo borgo di Montemaggiore, a Taipana, una frazione che conta solo 6 abitanti, al confine con la Slovenia, non...

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TAIPANA (Udine) - La festa di ieri, domenica 12 giugno, nel piccolo borgo di Montemaggiore, a Taipana, una frazione che conta solo 6 abitanti, al confine con la Slovenia, non è inventata, come può sembrare, ma solo riproposta, in termini moderni, dopo 200 anni. La prima edizione di “Il ritorno di Cleopatra”, organizzata in maniera spontanea dalla piccola comunità montana, affonda le radici un vecchio rito propiziatorio che, come spiga Maurizio Tomasino, l’ideatore della curiosa iniziativa, destinata a ripetersi anche il prossimo anno, «Si rintraccia in ricerche eseguite dall’Università di Lubiana». «Qui - spiega -, fino all’Ottocento, si mangiava poco, polenta e formaggio, gli inverni erano lunghi e si lavorava molto. All’arrivo della bella stagione c’era l’uso di far scendere dalla montagna, con una sorta di lettino portatile, la donna più florida del paese, che al tempo era decisamente più popolato di oggi». Si trattava di norma di una giovane il cui corpo veniva ricoperto di frutta fresca. «Una volta raggiunto il borgo, tutti gli uomini dovevano servirsi, prendendo un frutto. Normalmente erano ciliegie, poste nei punti della “fertilità” della donna. In questo modo la virilità era assicurata per tutto l’anno». Da qui la scelta di riproporre il vecchio rito, chiaramente legata alla Dea Madre primordiale, che garantiva il raccolto in agricoltura e la riproduzione, degli uomini e degli animali, vitale per la continuità.

 

Per il rito riproposto in chiave moderna, ribattezzato “Il ritorno di Cleopatra”, si è prestata con tanta ironia e simpatia, riscuotendo non poco successo, Lidia Dreolini, una splendida 46enne di Ravosa di Reana del Rojale, e con lei le sue collaboratrici: Antonella, Elisa e Giada, che normalmente la aiutano al bar che gestisce a Ravosa, lo “Spirito Libero”. Lidia, dalla forme invidiabili, è stata fatta adagiare su un lettino e quindi trasportata in trionfo per le vie della piccola frazione, che conta un “borgo di sopra” e un “borgo di sotto”. Il tutto in processione, con l’accompagnamento della gente e di musica dal vivo, con applausi e brindisi. Una festa che ha preso avvio alle 10.30 per terminare in prima serata. «In questo modo - spiega Tomasino - abbiamo vivacizzato la nostra località, sempre più spopolata, richiamando tanti amici da fuori, e abbiamo riportato alla memoria un rito antico, delle nostre terre, che ormai i più avevano dimenticato».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino