TREVISO - La quasi totalità dei 24 consiglieri comunali di Montebelluna, oltre al sindaco leghista Marzio Favero, potrebbe essere incompatibile nel votare un procedimento...
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Imbarazzo generale, salito alle stelle quando, mentre il segretario verificava il regolamento, il sindaco Marzio Favero ha chiesto ai presenti chi avesse parenti azionisti. Perché, a quel punto, la quasi totalità dei 24 consiglieri (troppo rapido il momento per verificare quali, troppo incerta la mossa di qualcuno) ha alzato la mano. A cominciare dallo stesso primo cittadino, nel cui caso l’azionista è il padre, per continuare con Carmine Bianco, dei Cinque stelle, coinvolto da una manciata di azioni del figlio. Insomma, fra chi è legato a Veneto banca per numeri bassi e chi invece, come il consigliere leghista Walter Baseggio, ha un coinvolgimento ben maggiore, quasi tutto il consiglio è, potenzialmente, incompatibile. L’articolo 78 del testo unico degli enti locali, infatti, mette in crisi un po’ tutti. Dice infatti che “gli amministratori devono astenersi dal prendere parte alla discussione e alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini fino al quarto grado”. E la matassa, nel lavoro di analisi del testo, si è ingarbugliata sempre più nell’arco della serata, tanto che prima sembrava potesse bastare una sospensione di cinque minuti per valutare il da farsi, poi i capigruppo si sono ritirati a porte chiuse per un approfondimento più ampio. Che però, ancora una volta, non è bastato, tanto che si è deciso per un ulteriore rinvio dell’argomento allo scopo di studiare bene la mossa più adeguata.
Sta di fatto che, comunque si concluda la cosa, l’incredibile situazione ha dimostrato chiaramente quanto la situazione dell’istituto di credito sia legata a doppio filo alla vita della città. “Sono tutti aspetti delicati che vanno valutati”, commenta Marzio Favero. Quasi pari a zero, comunque, le possibilità che la mozione passi, anche se la si dovesse votare. Una posizione, quella della maggioranza, motivata da aspetti giuridici ma anche dalla sensazione che, se dovesse andare a buon fine, il Comune rischierebbe di diventare concorrente dei cittadini nella spartizione delle somme.
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Il Gazzettino