MONTEBELLUNA - La credenza è volata per qualche metro andando a conficcarsi nella cyclette. Di una poltrona è rimasto un ammasso di rottami. Il frigorifero appare...
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IL RACCONTO
Flavio Pozzobon, che indossa gli stivaloni e ha la tuta sporca di fango, si guarda attorno sconsolato. Non urla, non impreca, non piange, ma alle volte poche espressioni raccontano tutta la rabbia e l'amarezza di chi si è sentito derubato, violentato, violato. Il tutto per effetto di un ciclone che gli è piombato in casa alle 21.05, quando l'acqua straripata dal canale Caerano, immediatamente a nord della sua abitazione, ha fatto schiantare la porta a vetri e l'acqua ha completamente invaso il seminterrato, ricoprendolo totalmente di tre metri e 80 d'acqua. Nel disastro generale, la consolazione arriva dal fatto che nessuno si sia fatto male, almeno fisicamente. Perché quello è il regno, oltre che del padre, dei due figli adolescenti, che vi trascorrono ore. E il più grande si trovava giù fino a pochi minuti prima dell'impatto. «Verso le 21.05 - spiega Flavio Pozzobon - mio figlio è salito e mi ha chiesto se stessi dando acqua. Subito dopo, la porta a vetri si è schiantata e l'acqua è entrata all'interno. Si è trattato di un vero e proprio getto che ha riempito lo scantinato».
LE OPERAZIONI
Sul posto sono arrivati vigili del fuoco, carabinieri e protezione civile. «In un'ora sono caduti 73 millimetri d'acqua - continua Pozzobon - ma non si può dire che non ci sia stata negligenza. Una volta il canale non era così. Proprio poche ore prima, fra l'altro, mio figlio mi aveva detto che gli sembrava alto, concludendo con un che bello che mi ha fatto litigare con lui». Una situazione, in realtà, premonitrice di ciò che sarebbe accaduto. Prima di invadere l'abitazione, l'acqua del canale aveva ricoperto la passeggiata sull'argine e la canaletta a ridosso della recinzione. «Avevamo chiesto di poter realizzare un muro di contenimento, ma ci è stato detto di no per ragioni ambientali. Così abbiamo potuto mettere solamente la rete. Io non posso pensare che la colpa di tutto sia stata la quantità d'acqua: la tecnologia consente di prevedere e intervenire di conseguenza. E io ora mi sento sperduto, sradicato, privato delle mie passioni. In quello scantinato c'erano tutti i miei hobby. Per me è finito un mondo».
I VICINI
Minori, ma tutt'altro che irrilevanti, i danni nelle due abitazioni vicine. Marco Rossi e la moglie Stefania De Longhi, figlia di Dino, l'ex sindaco, residente nella terza casa coinvolta che ha l'ingresso su via Santa Caterina, abitano in quella villetta da poco più di un anno. Il figlioletto di due anni è dai nonni paterni, loro stanno cercando di sistemare. Il problema, nel loro caso, ha riguardato soprattutto le due auto parcheggiate nel cortile. «È entrato un metro d'acqua - dice Marco Rossi, mostrando il segno sul cancello e sul muro esterno - Ho cercato di attivare l'apricancello ma la corrente era saltata. Stiamo valutando di chiedere i danni». Non ha alcun dubbio la moglie Stefania, che dice: «Faccio causa sicuramente. Ho studiato giurisprudenza e posso assicurare che gli estremi ci sono tutti». Anche Dino De Longhi, nella villa vicina, è al lavoro per rimettere ordine. « intervenire, nel cuore della bufera, sono stati anche i suoi operai, quelli della ditta H20. «Facciamo trattamenti d'acqua - dice De Longhi - ma questa volta ci siamo cimentati nell'asportazione. Le due auto parcheggiate in garage sono state sommerse - sbotta - Il problema è a monte, nell'incuria con cui il consorzio Brentella ha gestito il territorio, ma anche la situazione contingente». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino