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MONTEBELLUNA - Le accuse, a vario titolo, andavano dall’importazione e commercializzazione di medicinali vietati alla falsificazioni di prescrizioni mediche, passando per l’esercizio abusivo della professione sanitaria. Il caso del doping nelle palestre del trevigiano è arrivato ieri a una prima sentenza. Pietro Munisteri, 37enne agrigentino, ha patteggiato due anni, 11 mesi e 20 giorni di reclusione (commutati da pena detentiva a lavori di pubblica utilità per tutta la durata della pena, con divieto di lasciare la Sicilia), mentre la madre Annamaria Taormina, 61 anni, collaboratrice scolastica a Montebelluna, ha rimediato una condanna in abbreviato a un anno e 10 mesi, con sospensione condizionale della pena. Rinviata a giudizio, invece, (il processo inizierà il prossimo 4 febbraio, ndr), Valentina Alessi Battaglini, 47enne messinese residente a Treviso, ex titolare della farmacia di Castagnole di Paese. Stralciate infine le posizioni di altre tre persone, che seguiranno la strada della messa alla prova. Si tratta di Paolo Morsoletto e Natasha Battistella, padre e figlia residenti a Vicenza, 59 e 36 anni, e Alessandro Prato, 50enne di Porto Empedocle.
L’INCHIESTA
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la farmacia di Castagnole gestita da Valentina Alessi Battaglini faceva parte del canale di approvvigionamento italiano (ce n’era anche uno estero) dei medicinali dopanti che Pietro Munisteri e Anna Maria Taormina rivendevano ai culturisti di tutta Italia, per un giro di affari da oltre 100mila euro.
IL BLITZ
Il blitz dei carabinieri del Nas era scattato nel novembre 2021: sotto sequestro erano finite 1.428 confezioni, 15.800 tra fiale, compresse e blister, di cui 130 boccette di nandrolone per un valore complessivo di 103mila euro. Grazie alla cooperazione di polizia Europol, era stato poi possibile ricostruire anche alcune rotte internazionali di provenienza dei farmaci acquistati via chat e social network.
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Il Gazzettino