Montagne venete, allarme incidenti: «C'è troppa improvvisazione»

Montagne venete, allarme incidenti: «C'è troppa improvvisazione»
Aumentano in Veneto gli interventi del Soccorso alpino e speleologico. Ma a far correre e volare su e già per le montagne i 4.181 volontari, di cui 369 tecnici di...

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Aumentano in Veneto gli interventi del Soccorso alpino e speleologico. Ma a far correre e volare su e già per le montagne i 4.181 volontari, di cui 369 tecnici di elisoccorso, nel 2016 sono stati troppi escursionisti improvvisati: una persona su tre, di quelle recuperate dopo infortuni o malori, evidenziava infatti una mancanza di preparazione fisica e psicologica. «Bisogna investire di più nella prevenzione», ha detto ieri il presidente regionale Rodolfo Selenati, presentando a Venezia il bilancio dell’attività operativa e formativa del Corpo.

Su un totale di 925 uscite, numero che comprende anche l’opera di Protezione Civile (svolta soprattutto a favore dell’emergenza terremoto in Centro Italia), gli interventi a carattere sanitario sono stati 901, in crescita del 3,5% rispetto al 2015. A salire sono state così anche le persone soccorse: 1.006 (+5,01%), di cui 388 rimaste illese, 562 ferite, 2 disperse e 54 decedute. Per quanto riguarda la mortalità, le attività maggiormente coinvolte sono state «l’escursionismo, l’alpinismo e l’attività lavorativa eseguita in ambiente ostile e impervio», a cui va inoltre aggiunto il triste fenomeno dei suicidi, in aumento del 15%.  
Ma è guardando alle cause degli incidenti che emerge la preoccupante tendenza all’imprudenza da parte degli escursionisti. Fra le prime sette motivazioni, figurano infatti perdita di orientamento e incapacità (19,7%), malori e sfinimenti (13,6%). «In modo particolare – hanno annotato i vertici del Soccorso alpino e speleologico – la perdita di orientamento con 104 soggetti recuperati e l’incapacità con altri 90 dimostrano la colpevole superficialità con la quale gli utenti si avvicinano alla montagna». Un’improvvisazione che, peraltro, finisce per costare cara agli interessati. Quando la persona rimane illesa, infatti, il sistema sanitario applica un tariffario che può arrivare fino a 7.000 euro ad intervento (e fino a 700 euro di ticket per le attività sportive considerate ad alto rischio). Questo ha fatto sì che, sempre lo scorso anno, la Regione abbia incamerato 190.000 euro da parte degli avventati delle vette. «Ancora troppa gente affronta sentieri impegnativi con le scarpe da ginnastica – ha sottolineato il presidente Selenati – quando invece vestiario adeguato, equipaggiamento corretto e conoscenza delle condizioni meteorologiche dovrebbero essere il bagaglio minimo per chi gira in montagna». Fra l’altro il 95% delle persone soccorse non era assicurato, «malgrado una copertura costi solo una ventina di euro l’anno: ma gli stranieri lo sanno bene, gli italiani a quanto pare ancora no», ha evidenziato Paolo Rosi, coordinatore del Suem 118 del Veneto.

Di qui un rinnovato sprone a potenziare l’attività di prevenzione, soprattutto nelle scuole. Senza però dimenticare la necessità di completare la mappatura completa dei cavi sospesi, per scongiurare tragedie come fu quella di Falco. «Ai volontari e ai tecnici del Soccorso alpino e speleologico vanno i nostri ringraziamenti per un impegno che li distingue a livello nazionale», hanno commentato gli assessori regionali Gianpaolo Bottacin (Protezione Civile) e Luca Coletto (Sanità). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino