Arturo, Tonino e Franco: la cucina trevigiana ha perso i suoi "3 tenori", maestri dell'ospitalità e della buona tavola

Arturo, Tonino e Franco: la cucina trevigiana ha perso i suoi "3 tenori", maestri dell'ospitalità e della buona tavola
Malvina e Giorgio Procida, partendo da lontano, Domenico Camerotto, Toni Righetto, Onorio Barbesin, Piero Filippini, Roberto Miron, fino alle recenti scomparse di Arturo Filippini...

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Malvina e Giorgio Procida, partendo da lontano, Domenico Camerotto, Toni Righetto, Onorio Barbesin, Piero Filippini, Roberto Miron, fino alle recenti scomparse di Arturo Filippini e Tonino Palazzi, ora Gianfranco Menegaldo. Colpo dopo colpo il tempio della ristorazione trevigiana della tradizione si sta sgretolando. La morte di Franco, avvenuta l'altro pomeriggio all'ospedale di Dolo a 82 anni, ha colpito i colleghi e i numerosi estimatori che hanno frequentato il suo tempio della ristorazione a base di pesce: clienti, vip, personaggi e sportivi, da Menegaldo tutti sentivano il calore dell'amicizia, del rapporto umano e dell'ospitalità.


IL RICORDO
«Franco era un uomo genuino e sincero», così lo ricorda Red Canzian, cantante e bassista dei Pooh, suo cliente e amico. «Ti accoglieva con calore mantenendo la sua dignità di grande uomo della ristorazione tradizionale di qualità, mangiare male da lui era impossibile proprio per la cura che metteva nell'acquisto dei prodotti e la cosa bella è che ha saputo trasferire la sua professionalità alle figlie che portano avanti la tradizione».

L'OSPITALITÀ
«Un grande amico e ristoratore - aggiunge Celeste Tonon - da lui oltre che godere del piacere della sua tavola con i piatti di pesce, si trovava amicizia e senso dell'ospitalità». Ricorda Egidio Fior: «Per me era un fratello, uniti dal ciclismo e dalla ristorazione di cui era maestro. La sua scomparsa lascia un vuoto enorme». Gigetto di Miane: «Una persona squisita, meravigliosa, un maestro che sapeva esaltare il pesce nella sua naturalezza». Guido Albertini: «Non c'è nessuno come lui - La cucina ittica di tradizione era il suo cavallo vincente».
E Eddy Furlan, ristoratore e sommelier aggiunge: «Franco è stato uno straordinario collega e un insuperabile maestro di accoglienza e di simpatia. Di amore per la professione». Renato Vettorato, fotografo, che lo ha immortalato nel libro Mi è caduta la Marca nel piatto: «Dopo Arturo Filippini e Tonino Palazzi abbiamo perso Franco, un altro che ha fatto grande la cucina trevigiana e grande conoscitore del pesce».
Annibale Toffolo direttore di Taste Vin: «Palazzi era il signore della tavola, Arturo Filippini l'ambasciatore della cucina nel mondo, Franco il padre nobile della cucina di pesce, della freschezza e della qualità, nulla gli sfuggiva essendo esperto conoscitore». Sergio Povegliano, immobiliarista, del gruppo storico degli amici del lunedì sottolinea: «Un grande professionista, gentile, disponibile, da lui c'era il piacere della tavola e dell'amicizia».
«Con Franco ci univa da sempre l'amore per il ciclismo poiché era stato corridore con la Trevigiani, puntuale nei consigli e re della ristorazione di pesce. Da lui si degustavano i piatti con il piacere della sua vera amicizia» le parole di Renato Ettore Barzi, presidente della Trevigiani.
Insomma il maestro Franco ha saputo trasformare l'osteria, dove era entrato giovanissimo, in rinomato ristorante, anzi in trattoria come amava sottolineare. Con la moglie Bertilla e poi le figlie Rosanna, Stefania (in cucina) e Patrizia in sala. Le sue donne. «Bravo io? No sono brave le mie donne» era solito rispondere a chi si complimentava per la sua cucina.

Il funerale verrà celebrato lunedì alle 15.30 alla chiesa di Monastier.
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Il Gazzettino