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MESTRE - «Abbiamo dato a Niky Savage la possibilità di fare un passo indietro e uscirsene con stile, da signore, come lui si ritiene, nonostante le bestialità che scrive. Non l’ha fatto: abbiamo rescisso il contratto e chiamato un altro artista. Ora ci attendono non poche magagne legali e contraccolpi economici importanti». Alla fine il Molocinque ha deciso: il locale ha annullato l’evento per «mutate condizioni di sicurezza». Si temevano manifestazioni durante il concerto, previsto per il 30 marzo, data la grande eco mediatica che ha suscitato la notizia del live del trapper a Marghera. La tempesta Niky Savage si è allargata fino alle più alte sfere dello Stato italiano: la fondazione Efesto aveva inoltrato la richiesta ufficiale di cancellazione dell’evento al Prefetto e al Questore di Venezia nonché al primo cittadino. La fondazione, presieduta da Davide Giorgi, si è attivata inoltre per chiedere alla Presidenza della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio che intervengano dal punto di vista istituzionale sul tema della prevenzione di manifestazioni artistiche ritenute dannose per i giovani.
PROBLEMI DI SICUREZZA
«Non è stato semplice decidere di cancellare il live di Niky Savage - spiega Andrea Bacciolo, gestore del Molocinque - la rescissione del contratto comporta il pagamento di penali per decine di migliaia di euro.
LA LETTERA APERTA
Sembra proprio una risposta diretta a questa dichiarazione la lettera aperta divulgata da Efesto e sottoscritta da studenti e genitori: «“Non spetta a me”. Un’eco che rimbalza, sospinta da folate di comoda indifferenza. In fondo, chi siamo noi per assumerci la responsabilità di innescare un cambiamento? È inaccettabile sentire la cantilena “Non spetta a me educare i giovani, rinunciare agli introiti, giudicare l’appropriatezza di un testo rivolto ai minori”. Secondo la Costituzione e l’Unione Europea, invece, spetta a voi. Esiste una normativa sulla responsabilità sociale d’impresa a cui l’Italia ha aderito. L’adesione a tali strumenti normativi è libera e può comportare sacrifici: ma sono necessari per permettere che le libertà che le donne hanno acquisito si consolidino e mettano radici culturali nel nostro tempo. A decidere per noi ci hanno già pensato i padri costituenti e l’Ue. Per pigrizia, facciamo che queste decisioni diventino le nostre».
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Il Gazzettino