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ROVIGO - Strusciamenti nelle parti intime di un bambina di appena 6 anni da parte dell'ultrasettantenne fratello del nonno. Che sono valsi all'anziano una condanna, confermata ieri in appello anche se è stata decisa nei suoi confronti una consistente riduzione della pena, da 4 anni e 2 mesi a 2 anni e 10 mesi. Confermati, invece, i risarcimenti nei confronti delle parti civili e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici che erano stati decisi in primo grado. I fatti risalgono a quasi tre anni fa, alla fine dell'estate 2020, fra agosto e ottobre, e si sarebbero ripetuti più volte quando la piccola veniva lasciata da sola a casa dell'anziano parente, muratore in pensione: lui l'avrebbe presa in braccio, abbracciata, baciata e toccata in mezzo alle gambe, strusciandosi poi a lei e appoggiando le proprie parti intime sulla pancina della bambina. Tutto sarebbe avvenuto sopra ai vestiti, ma non per questo sarebbe risultato meno grave, soprattutto perché la vittima stessa ne aveva in qualche modo percepito la "stranezza".
I sospetti
I primi a dover vincere il dubbio che potesse essere davvero successo qualcosa del genere erano stati proprio i genitori della bambina, ma le affermazioni della figlia hanno poi trovato dei riscontri e dentro di loro, è cresciuto il terribile dubbio che fosse tutto vero. Da questi sospetti era scaturita un'indagine dei Carabinieri di Adria, coordinati dal sostituto procuratore Valeria Motta, poi un procedimento penale per violenza sessuale su minore che nel marzo di un anno fa aveva visto l'anziano prozio condannato in abbreviato dal giudice per le udienze preliminari Raffaele Belvederi a una pena di 4 anni e 2 mesi, già comprensiva della riduzione di un terzo in virtù del rito scelto, al pagamento di una provvisionale di 15mila euro a titolo di risarcimento nei confronti della vittima e di 7.500 nei confronti di ciascuno dei due genitori, tutti assistiti dall'avvocato Fulvia Fois. Una condanna che è stata confermata anche in appello, anche se ne è stata valutata la minore entità rispetto all'inquadramento fatto in primo grado e le attenuanti sono state considerate prevalenti sulle aggravanti. Tutto è venuto alla luce dopo che la bambina ha iniziato a mostrare comportamenti insoliti, apparentemente immotivati, oltre a tic nervosi e pruriti intimi.
Il Gazzettino