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PORDENONE - Una coppia in crisi, una separazione conflittuale e una donna che, dalla provincia di Napoli, si trasferisce al Nord con i figli. È in questo contesto che la Procura di Pordenone nel 2013 si è ritrovata a valutare una denuncia di stalking. A processo è finito il presunto marito molestatore, un 44enne accusato di aver procurato alla sua ex consorte stati d'ansia e paura, fino a indurla a temere per la propria incolumità. All'origine degli atti persecutori c'erano una sessantina di telefonate senza risposta, che facevano pensare a un ex marito ossessivo. Nel corso del dibattimento è però emersa un'altra verità, che ha portato il giudice Rodolfo Piccin ad assolvere con formula piena l'imputato, riconoscendo che non aveva mai commesso atti persecutori e che voleva soltanto parlare con i figli che la madre aveva portato a centinaia di chilometri da casa.
È stata la difesa, rappresentata dall'avvocato Lorenzo Marzona, a scoprire che lo stalking era in realtà una manovra difensiva. Nel telefonino dell'ex moglie, poi passato ai figli, l'imputato ha scoperto la presenza di sms scambiati tra la donna e il suo avvocato. Grazie a quei messaggi ha compreso perchè nessuno rispondeva al telefono quando chiamava per parlare con i bambini.
Il Gazzettino