Il piccolo Michele muore il giorno prima di compiere un anno

La torta di compleanno del piccolo Michele
MOGLIANO - E' morto il giorno prima di compiere un anno. Era nato il 25 aprile del 2019 con gravi malformazioni al cuore e agli arti. Il dramma era emerso in tutta la sua...

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MOGLIANO - E' morto il giorno prima di compiere un anno. Era nato il 25 aprile del 2019 con gravi malformazioni al cuore e agli arti. Il dramma era emerso in tutta la sua terribile evidenza già al terzo mese di gravidanza. A Michele mancava il braccio sinistro, parte della tibia, ed una parte dell'arteria polmonare. Il piccolo era nato lo stesso giorno della mamma e i genitori, Libero e Miriam, residenti a Mogliano, che hanno un altro figlio, hanno voluto festeggiare ugualmente il compleanno del loro piccolo Michele con una torta dolcissima e commovente piena di panna montata e di fragole. Al centro spiccano, in cioccolata, i nomi del bimbo e della mamma "Michele Miriam".

E' straziante il post di addio che il papà Libero affida a Facebook. Scrive: «Nonostante le gravi malformazioni di mio figlio i medici ci dissero che poteva vivere bene, dopo alcuni interventi, e noi abbiamo deciso di regalargli questa possibilità».

IL CALVARIO
Il piccolo ha subito un primo intervento al cuore appena nato. «Dopo una lunga ripresa è venuto a casa, regalandoci dieci mesi bellissimi, pieni di allegria.E' sempre stato sorridente, è stato amato da tutti, è stato felice» ricorda papà Libero. Il 17 febbraio Michele rientra in ospedale a Padova per un secondo intervento al cuore. «Ho dormito con lui la notte prima dell'operazione, stringendogli la manina nel letto. L'indomani l'abbiamo portato in braccio fino alla sala operatoria, e l'abbiamo salutato. L'intervento sembrava essere andato bene, ma dopo appena due ore sono iniziati i problemi. Tante complicazioni inattese hanno fatto precipitare la situazione. In un lungo calvario di oltre due mesi ha subito altri due interventi, tanti sedativi, la dialisi, la respirazione assistita; il tutto mentre imperversava il Coronavirus, e gli ospedali erano blidanti, per lunghe settimane non abbiamo nemmeno potuto vederlo» è lo strazio del padre. Quando finalmente il cuore sembrava sistemato, è stato spostato in terapia intensiva pediatrica, dove un po' alla volta ci si è potuti rendere conto di cosa avesse comportato questa lunga e difficile degenza: i reni erano spacciati, il cervello gravemente danneggiato, non respirava più da solo.

MICHI NON C'ERA PIU'
«Michi non c'era più. Non vedeva, non sentiva, non aveva sensibilità. La sua mente era completamente assente, ed il suo corpo dipendeva dalle macchine. Lo toccavamo, lo baciavamo, lo accarezzavamo, ma lui non poteva saperlo. Non sarebbe mai tornato come prima, avrebbe dovuto vivere attaccato alle macchine. Dopo tutti gli accertamenti possibili, in pieno accordo con i medici io e Miriam abbiamo deciso che la cosa più giusta, più naturale, più misericordiosa, fosse di lasciarlo andare in pace». Lo strazio di due genitori che però non si arrendono al male, alla morte. Venerdì 24 aprile lo accompagnano nel suo ultimo viaggio. Gli regalano coccole e baci. «Ha resistito per poterci salutare, poi appena hanno cominciato a scalare l'ossigeno si è abbandonato in pochi minuti. 
Non ne poteva più di soffrire. Ho avuto il tempo di metterlo in braccio alla mamma, e si è spento sul suo petto.

E' stata la fine più dolce che potessimo immaginare, e non ce la saremmo voluta mai perdere. Ha vissuto dieci mesi pieni di allegria, amato da tutti. Questi due mesi di terribile dolore che abbiamo vissuto sono stati il prezzo da pagare per potergli regalare quei dieci mesi di vita. Un prezzo che sono contento di aver pagato, per il ricordo dei suoi tanti sorrisi. Ne è valsa la pena» scrive con un coraggio che fa venire i brividi. Il coraggio nell'affrontare la prova che nessun genitore vorrebbe mai dover affrontare: veder morire un proprio figlio. Invece Libero dice: «Oggi avrebbe compiuto un anno, è nato lo stesso giorno di Miriam. È un compleanno triste, ma sono fiero di lui. Ciao Michi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino