Guarducci, un capitano con l'alloro: è dottore di diritto dello sport

Guarducci, un capitano con l'alloro: è dottore di diritto dello sport
Chiamatelo Dottor Guarducci. Esatto, Filippo Guarducci, ala del Mogliano Rugby 1969 si è laureato all'Università di Padova, alla facoltà di Giurisprudenza...

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Chiamatelo Dottor Guarducci. Esatto, Filippo Guarducci, ala del Mogliano Rugby 1969 si è laureato all'Università di Padova, alla facoltà di Giurisprudenza con una tesi Diritto allo sport e status dell'atleta nell'ordinamento giuridico. Filippo è in forza al Rugby Mogliano ed è il capitano: ha saputo coltivare le sue due grandi passioni, lo sport e lo studio, riuscendo a coronare il suo sogno il 5 giugno con un unico rammarico: aver discusso la tesi via Skype.

«Avevo accanto a me la mia ragazza, i miei genitori e il mio migliore amico ma non è la stessa cosa che farlo dal vivo. Magari prenderò una seconda laurea». E scoppia in una risata.

Come è riuscito a coniugare il professionismo del Top 12 con l'impegno nello studio?
«All'inizio è stato difficile coniugare le due cose anche perché la facoltà di giurisprudenza a Padova non è tra le più facili. Soprattutto i primi due anni in cui giocavo in nazionale era duro. Ma devo ringraziare il Mogliano che mi è stato vicino e mi ha permesso di portare avanti questa doppia carriera. Di certo, però, ci vuole molta volontà: quella di portare a termine ogni percorso, sportivo o scolastico».
Il fulcro della tesi è il riconoscimento dello Sport tra i diritti umani con la Carta Internazionale dello Sport e dell'Educazione fisica emanata dall'Unesco nel 78.
«Diciamo che ho cercato di sottolineare le differenze tra i professionisti di diritto e i professionisti di fatto. Ossia, in Italia, per avere le stesse tutele tu devi avere come atleta un rapporto continuativo, a titolo oneroso e la federazione deve riconoscere di avere al suo interno un settore professionistico. Ad oggi, questo riconoscimento lo hanno solo il calcio, basket, golf e ciclismo. Quindi tutti gli altri sport, nonostante, di fatto, siano professionisti non sono riconosciuti come tali».
Nel quarto capitolo affronta la questione della doppia carriera degli studenti/atleti.
«Si tratta di atleti che intendono intraprendere anche un corso di studi pur giocando a alti livelli e di solito un atleta tende ad abbandonare lo studio con la paura di subire un grave danno a fine carriera quando si rischia di non avere in mano nulla. Per fortuna ci è venuta incontro l'UE nel 2012 con le linee guida che davano agli stati membri orientamenti con programmi che aiutassero gli studenti/atleti a conciliare i loro impegni».
Risultato? Uno splendido 107 al Bo.

Ora in campo come preferirà essere chiamato? Il caso di Filippo ricorda quello di Stendardo all'Atalanta che ha rinunciato a una partita di Coppa Italia perché impegnato nella prima parte dell'esame di Stato per diventare avvocato. «Invece il Rugby Mogliano questo problema non se lo è mai posto».
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Il Gazzettino