Mobbing, neo mamme le prede preferite da manager e dirigenti (maschi, ovviamente)

Mobbing, neo mamme le prede preferite da manager e dirigenti (maschi, ovviamente)
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PORDENONE - «Siamo una équipe che lavora per trovare soluzioni, concordare strategie per aiutare l'utente a lavorare bene e a conservare il posto». Mette subito in chiaro qual è l'obiettivo del Punto di ascolto anti-mobbing l'avvocato Teresa Dennetta, che da oltre dieci anni opera anche nella sede di Villa Carinzia con una squadra affiatata, formata da psicologo, medico del lavoro, medico legale e rappresentante sindacale coordinati da Cristina Caparesi. E il quadro che dipinge racconta ambienti di lavoro che diventano un inferno per chi viene preso di mira, di conflittualità che sfociano in depressione se non vengono affrontate subito. «Nulla deve essere sottovalutato o taciuto - spiega l'avvocato -, perché si rischia di dare ossigeno al delirio di onnipotenza di chi sceglie la vittima e la molesta via via con maggior accanimento se non viene fermato».


LE VITTIME
È il settore privato a fare la parte del leone in questa poco ambita classifica. Soprattutto la fascia delle aziende piccole dove non sono presenti i sindacati e non c'è possibilità di confronto. Per cui il dipendente si trova ad affrontare da solo azioni di mobbing che minano alla sua autostima e deve trovare la forza di chiedere aiuto con il timore, spesso concreto, di perdere il posto. Sono le donne al ritorno dal periodo di maternità le prede preferite dai manager, dai dirigenti o comunque dai loro superiori. «Le donne oggi rappresentano un problema perché fanno figli, hanno bisogno di stare a casa e quindi non producono come le aziende vorrebbero. Avere una famiglia diventa in casi come questi un fattore assai negativo»...
 
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Il Gazzettino