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MIRANO Sei controlli in neanche 20 giorni di attività, il grido di allarme di due giovani titolari di un bar a Mirano è un monito per istituzioni, clienti, residenti: «Già è difficile, lasciateci lavorare», chiedono Annamaria Canto e Tania Bonfiglioli. Le due amiche gestiscono il 2 di picche in via Cavin di Sala, già Bar Collando, a due passi dalla movida di Mirano o di quel che ne resta. Perché adesso, com'è noto, cicchetterie come la loro possono lavorare solo per asporto e non oltre le 18. Annamaria e Tania, entrambe di Spinea, hanno aperto da poco il locale, inaugurato solo il 7 gennaio, mettendo in campo passione e soprattutto, visti i tempi, tanto coraggio.
«Abbiamo 34 e 41 anni - spiegano - abbiamo figli e abbiamo pensato di aprire il bar meno di un mese fa, sperando, forse illudendoci, che prima o poi questa pandemia sarebbe passata».
Ieri doppio controllo, nella stessa mattina. Da parte di carabinieri e polizia locale, in realtà, nessun accanimento: i controlli di iniziativa coinvolgono bene o male tutti i locali della città, ma a portare più frequentemente le forze dell'ordine al 2 di picche sembrano essere state alcune segnalazioni di cittadini, forse residenti non così in sintonia con la precedente gestione, che avrebbero lamentato qualche avventore di troppo fermo davanti al locale. A quel punto militari e agenti non possono non intervenire, anche se finora la mano è stata leggera e non è stata fatta alcuna contestazione. «Noi facciamo il possibile», giurano le titolari, che non negano un po' di sconforto. Anche i caffè sono fatti per asporto e ai clienti dicono di non fermarsi, nemmeno fuori dal locale. «Abbiamo avuto qualche richiamo - confermano - ma in un caso, per dire, era un anziano che faticava a camminare e si era fermato qui davanti a consumare. Nessuna sanzione elevata finora. Se qualche problema c'è stato in passato, noi non lo sappiamo. Stiamo facendo il nostro lavoro tra mille difficoltà: abbiamo appena aperto, rinnovato il locale e sistemato tutto come richiesto: chiediamo solo un po' di fiducia e di poter lavorare serenamente per i clienti, per noi stesse e per le nostre famiglie».
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