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MIRA - In una sala del commiato di Spinea affollata, ma silenziosa, ieri tanti amici hanno dato l’ultimo saluto a Giovanni Zecchini stringendosi intorno alla sua famiglia. Sulla bara, al centro della sala, la maglia dell’Inter, a testimonianza di una delle tante passioni che hanno accompagnato la breve vita del ragazzo che ha potuto testimoniare anche dopo l’incidente. Commossa, la mamma Monica si rivolge agli amici di infanzia e agli amici “scoperti” negli ultimi anni, nelle stanze delle strutture in cui suo figlio è stato ricoverato per tantissimo tempo, e confessa che vorrebbe poter parlare dei progetti di vita che suo figlio non ha fatto in tempo nemmeno ad abbozzare, dei sogni che non è riuscito a mettere nel cassetto.
AFFETTO
Il dolore è lacerante ma è tanto l’affetto che circonda lei e la sua famiglia. Ed emerge nelle parole di chi trova la forza di leggere due righe o di condividere un ricordo, recente o di quando Giovanni era bambino, prima del terribile incidente che ha stravolto la sua vita. Ci sono le sue tre maestre, che hanno scritto una lettera per ricordare l’entusiasmo di Giovanni, del suo legame con la famiglia, dei laboratori ai quali partecipava con passione “per poi chiedere puntualmente di donare tutto ciò che creava ai suoi genitori”. Ma ci sono anche gli operatori della struttura che lo ha ospitato per tanto tempo, che negli anni sono diventati amici, per lui e per i suoi cari che gli stavano accanto, per mamma Monica, Marco, Edoardo, Matteo e Jessica.
«Come tutti i suoi coetanei amava lo sport, la musica, le ragazze - raccontano dalla struttura -.
INCIDENTE
Giovanni Zecchini è morto il 13 dicembre a soli 25 anni nella struttura in cui era ricoverato. Era la sera del 19 luglio del 2012, quando un gruppo di ragazzini, attirati dalle grida di altri giovani, raggiunsero i lucernai dell’ultimo piano della piscina comunale di Mira nel polo sportivo Valmarana che in quel periodo era chiusa per ristrutturazione e semivuota. Il lucernaio non resse il peso del tredicenne e Giovanni precipitò nel vuoto per quasi 10 metri. Gli amici chiamarono subito i soccorsi e i genitori ma le lesioni subite lo lasciarono completamente invalido. Sono seguiti 12 anni difficili, per Giovanni, per la sua famiglia e per gli amici che erano con lui quella sera.
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