OVARO (Udine) - Ha 107 finestre, 4 piani e domina la vallata di Ovaro, Palazzo Micoli Toscano, una storica residenza realizzata agli inizi dell’Ottocento dai discendenti di...
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Nei secoli, poi, la famiglia, decise di edificare un palazzo nuovo, capace di mostrare a tutti la sua agiatezza; una dimora nuova, ispirata alle ville venete ma integrata comunque nel contesto dell’architettura alpina. Nasce così la splendida “Casa dalle 100 finestre”, nota per il gran numero di aperture su tutti e quattro i lati dell’edificio. Una scelta decisamente inusuale perché in montagna le finestre sono sempre poche e piccole, per mantenere il calore.
Anche il tetto, coperto di pianelle invetriate, era originale per i tempi, soprattutto per il colore, verde, proprio delle sole chiese e in generale degli edifici di culto, ancora oggi. Per la sua costruzione, su progetto di un noto ingegnere civile dell’epoca, la famiglia impiegò parte dei materiali della prima casa, quella trecentesca, che demolita su un lato, per dare spazio e respiro al Palazzo. La Casa delle 100 finestre è stata abitata di fatto ininterrottamente dagli inizi del 1800 fino a oggi, sempre dalla stessa famiglia, mai passata di mano.
Adesso è abitata da un insegnante, in pensione solo da pochi giorni, Alberto Burgos, genovese di origini, per anni residente a Firenze, città da cui si è trasferito 25 anni fa con la moglie, friulana, per vivere a Mione. La coppia si occupa da sola della casa, che apre su richiesta per brevi visite, contattando la pro loco di Ovaro. L’edificio racconta la storia di questa ricca famiglia che conta, tra i suoi membri diversi personaggi illustri, tra sacerdoti, scienziati, letterati e anche donne rivoluzionarie come Luigia Toscano Linussio. Il piano a terra, cui si accede dal giardino, conta una grande cucina con fogolar, una sala biblioteca e un salottino, tutto arredato con mobili d’epoca. Infondo al salone di ingresso un balcone da cui si gode un panorama unico sulla vallata. Un palazzo, insomma, fatto per vedere e per essere visti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino