Minore istigava alla jihad, lunedì torna a scuola dopo il "recupero"

UDINE - Domani sarà un momento importante per il giovanissimo di origine algerina che istigava alla jihad con incredibile perizia informatica e buona conoscenza delle...

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UDINE - Domani sarà un momento importante per il giovanissimo di origine algerina che istigava alla jihad con incredibile perizia informatica e buona conoscenza delle lingue italiana e araba, impegnato da tempo in un delicato percorso di recupero. E di deradicalizzazione. Perché, se fino ad oggi la rete di protezione che avvolge l'adolescente si è stesa progressivamente in silenzio, da ieri il clamore mediatico dato alla vicenda potrebbe alterare un equilibrio forse esile. Soprattutto nella piccola e coesa comunità friulana.


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Fino ad oggi, infatti, dell'operazione Ansar - avviata nel dicembre 2016 e conclusasi dopo mesi di indagini con la pesante denuncia di proselitismo con finalità di terrorismo - nessuno è stato al corrente, né i professori né i compagni di banco del ragazzo. Esclusi i genitori e i fratelli minori dell'adolescente - una famiglia tranquilla, di lavoratori, ben integrata e completamente all' oscuro dell'attività del ragazzo - nessuno ha mai saputo di ciò che il minorenne compiva con il computer, dei rapporti che stringeva, della pericolosità dell'interesse che lo aveva colto.

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Però dopo la pubblicazione sui giornali e la diffusione della vicenda in televisione, non sarà difficile per più di qualcuno, individuare il ragazzo in questione. Ma un ruolo lo avrà anche la sobrietà e la discrezione friulana. Il ragazzo, è peraltro da sottolineare, dalla personalità strutturata e da leader, come hanno segnalato gli investigatori, capace dunque di continuare gli studi senza farsi scoprire né nella fase in cui maturava una radicalizzazione che lo avrebbe portato a sostenere la fondatezza della guerra santa, né in quella opposta, avviata con sotto la guida degli psicologi e, sembra, di un imam. Studi che, peraltro, ha continuato sempre con profitto.

«Se un ragazzo comincia a fare domande diverse, non bisogna lasciarlo senza risposte, altrimenti le risposte se le va a cercare», oggi consiglia dai microfoni della Rai la psicologa Cristina Caparresi che si occupa proprio del giovane. Consiglio che probabilmente avrà rivolto prima di tutto proprio ai genitori inconsapevoli del ragazzo. Tuttavia, evidentemente, la decisione di rendere nota l'indagine su Khalifah News Italia, sarà stata valutata con equilibrio e oculatezza e, è presumibile, il team di psicologi ed esperti che è in rapporto con il giovanissimo, avrà dato il proprio assenso ritenendo il giovane ormai inattaccabile dalle lusinghe distruttive di valori perversi che con l'Islam non hanno nulla a che vedere.

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Il Gazzettino