VILLAFRANCA - La decisione, presa un mese fa dal tribunale dei minori di Venezia di allontanare un tredicenne di Villafranca dai genitori a causa della sua difficoltà di...
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Dopo la descrizione del rapporto tra figlio e madre, viene indicato come esempio il fatto che il tredicenne sarebbe andato a scuola «con gli occhi truccati, lo smalto sulle unghie e brillantina sul viso». Episodio contestato dalla mamma che racconta di un fatto accaduto in terza elementare per una festa di Halloween.
Il minore padovano, nella relazione, viene descritto con un mondo affettivo «legato quasi esclusivamente a figure femminili» e con una relazione con la madre che è apparsa «connotata da aspetti di dipendenza, soprattutto riferendosi a relazioni diadiche con conseguente difficoltà di identificazione sessuale».
LA REPLICA
Pronta la replica la presidente del tribunale per i minorenni di Venezia, Maria Teresa Rossi: «Non allontaniamo un minore dalla famiglia perché ha un atteggiamento effeminato. Noi non facciamo discriminazioni di natura sessuale o di tendenza. Il nostro interesse riguarda il comportamento complessivo di un minore se presenta o meno difficoltà. Noi non abbiamo preconcetti relativi alle tendenze legate alla sfera sessuale. Ogni provvedimento che limita la responsabilità genitoriale è legato a una visione complessiva che riguarda l'adeguatezza o meno dei genitori a svolgere il proprio ruolo e la tutela del minore, che è il nostro interesse primario, può portare a una riduzione della loro stessa responsabilità». Una questione, quest'ultima, che, sul piano della casistica delle diverse e complesse vicende affrontate dal tribunale per i minorenni, non è «un fatto raro». La presidente non entra nel merito del caso specifico, che sarà affrontato nel corso di una udienza fissata nei prossimi giorni, ma ricorda che va valutata quella situazione generale, legata ad atteggiamenti di aggressività, provocazione, educazione, complessità della situazione familiare segnalati dai servizi sociali, che esprimono «un disturbo di personalità».
INTERROGAZIONE AL GOVERNO
Sul caso interviene anche Alessandro Zan, deputato padovano del Partito Democratico e attivista per i diritti civili: «Quando la discriminazione proviene da chi, invece, dovrebbe proteggerci, quando la sentenza di un tribunale ci dice di più su chi giudica che non sul fatto da giudicare e quando tutto questo mette a rischio i diritti di un minore non possiamo non chiederci dove e quando il sistema di garanzie di uno Stato civile ha smesso di funzionare. Ho presentato una interrogazione urgente al Governo per accertare le responsabilità di chi si è occupato della vicenda e per tutelare il minore coinvolto. Perché - conclude Zan - non si può restare in silenzio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino