Le miniere della val Imperina sono quasi pronte: torneranno un'attrazione per i turisti

Gli ex forni fusori sono una delle attrazioni del sito minerario della valle Imperina che ora sta decollando
RIVAMONTE AGORDINO - Se tutto andrà per il verso giusto l’ex sito minerario di Valle Imperina tornerà a vivere, in termini culturali e turistici, da giugno. Il...

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RIVAMONTE AGORDINO - Se tutto andrà per il verso giusto l’ex sito minerario di Valle Imperina tornerà a vivere, in termini culturali e turistici, da giugno. Il bando comunale per affidare la gestione di bar-ristorante, ostello e forni fusori dove condurre le visite guidate, è pronto. «Mancano solo agibilità e collaudi vari - spiega il sindaco Giovanni Deon - per riaprire le porte a questa preziosa porzione di storia agordina. Dopo decenni di abbandono a seguito della chiusura industriale e dopo due anni molto travagliati tra eventi meteo e pandemia, finalmente è tutto pronto». In mezzo a queste due fasi una lunga opera di restauro e di pulizia che ora, dopo le ultime messe a punto, è quasi completata. 


LA STORIA 
A partire dal XV secolo e per tutto il periodo di dominio della Serenissima, Valle Imperina fu la principale risorsa di ricchezza dell’Agordino: se nel ‘600 gli addetti erano circa 300, alla fine del ‘700 gli operai impegnati nelle cave metallurgiche e nei forni fusori sono arrivati a 1300. La raccolta di rame e pirite ebbe poi un calo sino all’abbandono definitivo delle miniere, da parte del proprietario Montedison, nel 1962. «Da allora sono trascorsi decenni di pieno abbandono - ricorda il sindaco Deon - sino ad arrivare all’avvio del recupero negli anni ‘90». Ma la vera accelerazione, da parte di Comune di Rivamonte e Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, è arrivata nel primo decennio del 2000. «Nell’estate 2018 - ricorda il primo cittadino - i lavori di restauro erano a ottimo punto e il Comune era pronto a pubblicare il bando di gestione dalla primavera successiva. Ma poi, in ottobre, Vaia distrusse completamente la strada che da Ponte Alto raggiunge il sito: il torrente Cordevole si mangiò buona parte delle carreggiate. Danni si registrarono un po’ in tutti gli edifici e in tutte le gallerie che erano state rimesse a nuovo e collegate alla rete elettrica». A quel punto, tanto era da rifare. «Il 2019 - spiega Deon - se n’è andato nel rifacimento della strada e nella pulizia, da parte di Regione Veneto e Servizi forestali, di tutto il tratto tra il villaggio e la parte più a sud. Come se non bastasse, poi c’è stata l’alluvione del novembre 2019, lo scoppio della pandemia da Covid-19 e lo scorso dicembre, ciliegina sulla torta, un’altra alluvione». 


LO STATUS QUO 


«Pur con le ossa rotte - sottolinea il sindaco - ne siamo usciti. E oggi attendiamo, da parte dei tecnici competenti, il completamento delle pratiche di collaudo e agibilità. Non appena le avremo il Comune pubblicherà il bando di gestione che fa capo a bar-ristorante, ostello con 40 posti letto (soprattutto in camerate), l’ex dopolavoro (con una decina di camere doppie e singole con bagno) nonché gli ex forni fusori, il cuore di Valle Imperina da far scoprire ai visitatori attraverso visite guidate. Un bell’impegno, quindi, ma capace anche, di grosse soddisfazioni. Il Comune, tra una decina di giorni emetterà questa manifestazione di interesse proponendo le tariffe il più congrue possibile, coscienti che una realtà come questa implica grossi sforzi imprenditoriali, ma in ballo c’è un patrimonio immobiliare di enorme valore». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino