Dirigente del Comune minacciato dai Rom per le case popolari: «Ci mettiamo poco a trovare persone disposte a dire di averti pagato»

TREVISO - Insulti, tanti. Proteste, tantissime. Atteggiamenti aggressivi. E qualche minaccia. E i protagonisti sempre loro: i rom. Non è semplice lavorare in un settore...

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TREVISO - Insulti, tanti. Proteste, tantissime. Atteggiamenti aggressivi. E qualche minaccia. E i protagonisti sempre loro: i rom. Non è semplice lavorare in un settore strategico come l'Ufficio Casa del Comune. Nella sede di viale Vittorio Veneto sono in prima linea, alle prese con casi difficili da gestire, situazioni quasi sempre al limite. Un anno fa, tra le tante frasi pesanti che ogni giorno vengono riversate sui dipendenti, Stefano Pivato, dirigente indagato per corruzione e abuso d'ufficio, si è sentito apostrofare così da un rom che chiedeva insistentemente una sistemazione: «Guarda che ci metto poco a trovare otto persone disposte a giurare di averti dato soldi per ottenere una casa». Una frase pesantissima che, alla luce di quanto accaduto martedì, rischia di pesare non poco. Nelle ultime ore questo episodio è stato raccontato più volte, fa parte del repertorio di quanto accade quasi ogni giorno in quei locali. E contribuisce ad alimentare la convinzione sempre più radicata negli ambienti comunali che tutta l'inchiesta nata attorno all'assegnazione delle case popolari sia, in realtà, niente di più che una vendetta. Pivato, da tempo, deve fare i conti con pressioni di ogni tipo. E a inizio anno è anche andato dai carabinieri a segnalare che nei quartieri periferici c'è chi va a dire in giro che lui chiede soldi per assegnare alloggi: «Un'infamia».

Le minacce al dirigente per gli alloggi, dal Comune: «Pivato non può essere colpevole»

A Ca' Sugana, dal punto di vista istituzionale, è stato deciso che di questa vicenda parla solo il sindaco Mario Conte. La chat che raggruppa tutta la maggioranza, dall'amministrazione ai consiglieri comunale, è bollente da due giorni: tutti a chiedere, ipotizzare, stupirsi. Ma anche tutti concordi: Pivato non può essere colpevole. Lo ha detto il capogruppo della Lega Riccardo Barbisan: «Massima collaborazione con la Magistratura, massima trasparenza, ma abbiamo fiducia dei collaboratori del comune di Treviso che storicamente hanno dimostrato onestà e abnegazione». Lo ha ribadito un consigliere di lungo corso come Andrea Beraldo: «Piena fiducia» e ha rafforzato tutto il sindaco con una difesa a spada tratta dell'intero ufficio. E per una volta anche l'opposizione si è schierata sulla stessa linea. L'ex vicesindaco Roberto Grigoletto è stato netto: «all'Ufficio Casa ho trovato solo dirigenti e persone dedite, estremamente competenti, sempre pronte ad aiutare nel rispetto delle regole». Antonella Tocchetto, parlando di Pivato, metterebbe «La mano sul fuoco», sulla sua correttezza. Giovanni Tonella, segretario cittadino del Pd, ci ha aggiunto un po' di pepe con un velato attacco all'amministrazione: «Il reato di abuso di ufficio è sempre dietro l'angolo quando in una situazione di emergenza si hanno poche risorse per rispondere alle richieste sempre più pressanti. Servono quindi maggiori risorse e investimenti sulle case popolari. Solo con l'amministrazione Manildo si è fatto». Insomma: attorno a Pivato si è alzato un muro che unisce destra e sinistra, nuova e vecchia amministrazione. E che alimenta la convinzione di una manovra studiata a tavolino e, forse, accelerata dal blocco delle assegnazioni voluto dalla Giunta Conte l'inverno scorso.

Il dirigente Pivato e i suoi collaboratori nel mirino delle forze dell'ordine

Ieri il dirigente e i suoi collaboratori, tutti nel mirino di Procura e carabinieri, sono tornati regolarmente al lavoro. Ancora scossi per la perquisizione del giorno prima - gli investigatori del Nucleo provinciale dell'Arma hanno sequestrato documentazione a partire dal 2009, mail oltre a computer e telefonini - hanno ricevuto la solidarietà dei colleghi. All'inizio dell'orario di lavoro è arrivato anche il sindaco: «Li ho visti sereni - dice il sindaco - e rimaniamo a disposizione della Procura. Non so se tutto questo sia legato alle restrizioni sulle assegnazioni, bisognerebbe capire chi ha fatto le segnalazioni». Nei prossimi giorni però i dipendenti dell'ufficio potrebbero cambiare settore «per la loro tranquillità» precisa Conte. Pivato resta invece nell'occhio del ciclone. «Conosco bene Pivato - dice il suo avvocato Fabrizio Santoro - è una persona onesta, tranquilla. Un dirigente molto preparato, rispettoso e attentissimo alle regole. Non è proprio la persona che chiede soldi per arricchirsi in cambio di favori. Sull'indagine non possiamo ancora dire niente, ci mancano degli elementi. Adesso posso solo ribadire che ha sempre operato nel rispetto assoluto della normativa e con assoluta imparzialità».

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Il Gazzettino