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Una storia finita male, un amore che si era chiuso con l’allontanamento dell’uomo dalla casa in cui conviveva con la compagna e i tre figli di quest’ultima. Un passato che però la persona lasciata dalla donna non riusciva a digerire, quindi una quotidianità che si era fatta violenta, minacciosa, persecutoria. Appostamenti, passaggi di fronte al vialetto della casa in cui ancora viveva la ex compagna. Fino alle minacce vere e proprie, con tanto di benzina sull’auto della donna. Elementi che - tutti assieme - ieri hanno portato alla condanna dell’uomo a quattro anni e quattro mesi di reclusione per il reato di stalking. Pesante anche il conto presentato dalla parte civile, con 25mila euro di provvisionale a beneficio dell’ex compagna e altri 20 mila per ognuno dei tre figli della donna.
LA STORIA
Tutto era iniziato nel 2016, quando la storia tra i due fidanzati era bruscamente finita. Un taglio netto a una relazione, come succede e può succedere.
LA PROSECUZIONE
In un’altra occasione, poi, l’ex compagno della donna aveva colpito quest’ultima alla schiena nel parcheggio di un supermercato. Un episodio, questo, risalente al periodo post 2019. Per questo l’accusa ha parlato di «molestie e minacce reiterate». E ancora: un altro episodio fa invece riferimento a un urto subito dalla donna mentre portava fuori l’immondizia non lontano dall’abitazione. Nell’ennesima scenata, poi, l’uomo aveva tentato di entrare in quella che un tempo era anche la sua abitazione. E a quel punto, riferiva l’accusa, erano scattate addirittura minacce di morte per questioni economiche. Gli interventi dei carabinieri erano stati frequenti.
L’EPILOGO
Ieri l’uomo, difeso dall’avvocato Ludovica Toppan, è stato condannato a quattro anni e quattro mesi, nonché al pagamento di una multa da 1.800 euro, corredata dall’interdizione dai pubblici uffici. Per quanto riguarda il pagamento dei danni, la somma sarà definita in sede civile. È stata però decisa la corresponsione di una provvisionale da 25 mila euro per la vittima dello stalking e di 20mila euro a testa per i suoi tre figli. «Finalmente una parte del nostro incubo è alle spalle - è stato il primo commento della donna dopo la sentenza pronunciata dal giudice in Tribunale a Pordenone -, negli ultimi anni io e i miei figli ne abbiamo passate di tutti i colori, tra minacce e violenze di ogni tipo. Ma non ci sentiamo ancora al sicuro, perché di fatto questa persona è ancora in libertà. Uno dei miei tre figli non esce nemmeno più di casa per il terrore. Ora è giusto che la persona condannata sconti il carcere». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino