Milo Manara racconta se stesso disegnando la storia del fumetto

Milo Manara
PORDENONE - Milo Manara è forse il fumettista più rappresentativo e originale, per aver declinato l'idea di avventura a diversi generi, scolpendo...

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PORDENONE - Milo Manara è forse il fumettista più rappresentativo e originale, per aver declinato l'idea di avventura a diversi generi, scolpendo nell'immaginario collettivo delle donne indimenticabili. A Pordenonelegge è giunto con il suo ultimo A figura intera (Feltrinelli), il solito capolavoro firmato Manara. Ma questa volta si entra non solo nell'opera dell'autore, ma anche nella sua vita: «Ho raccontato la biografia di un fumettista, non tanto di una persona», dice. Si potrebbe quasi parlare di storia del fumetto. Perché è proprio questo che fa l'artista: «Se c'è qualcosa di personale va di pari passo con l'evoluzione di una professione e di una società». Ecco allora una sorta di manuale artistico dove capiamo quanto il fumetto sia cambiato dagli anni '70 ad oggi: «Un tempo era un genere concepito solo per l'infanzia. Successivamente, con storie come quella di Valentina, Barbarella o Diabolik, ecco che il fumetto coinvolge anche un pubblico adulto». Inizia così una vera e propria esplosione da Ugo Pratt a Corto Maltese che giungerà a riconoscere il fumetto come un prodotto culturalmente alto: «Anche se tali riconoscimenti non hanno mai raggiunto gli apici della cultura francese, molto più aperta al genere». Milo Manara non ha mai rinunciato al privilegio di raccontare l'avventura, anche perché, a discapito di chi guarda ancora al genere con un accento snob, sa bene che lo stesso «Dante ha nobilitato il racconto d'avventura». 


Nel suo ultimo lavoro ha ideato un ibrido in tal senso: «Ho creato una storia culturalmente pregnante, ma anche la vita avventurosa del personaggio». Sulla graphic novel non si pronuncia più di tanto, ricordando piuttosto come non sia un campo così inedito: «Certo è di aiuto ai giovani perché probabilmente hanno bisogno di una definizione allargata come quella di fumetto d'autore. Ma c'è da dire che Dino Battaglia faceva graphic novel prima che il genere fosse canonizzato». Manara si rivela il mito che è: colto, geniale, innovativo. Soprattutto emerge il profilo artistico di un uomo libero, con le giuste regole. Non è certo tipo da politicamente corretto: «È dovere artistico liberarsene - dice -, casomai è sempre giusto accettare un confronto, senza però lasciarsi ingabbiare dalla società perché ci chiede un atteggiamento molto controllabile, da pecore». Il suo occhio poi è sempre giovane, tanto che, a differenza della maggior parte degli intellettuali, sempre molto impegnati a disprezzare i social, Manara ne riconosce l'utilità: «Soprattutto per i giovani e giovanissimi autori. Un tempo in Italia esistevano riviste straordinarie che erano il trampolino di lancio di un esordiente, io stesso ho iniziato così. Oggi non esistono più e i social, i blog, svolgono quelle stesse funzioni. Non sono pochi i bravi autori che sono esplosi proprio grazie a questi mezzi». M.B.T. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino