Milite ignoto, l'eroico De Carli scelse le salme senza nome

Cerimonia del 4 novembre ad Azzano
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AZZANO DECIMO-  Il 4 Novembre il sindaco Marco Marco Putto ha inaugurato una targa apposta nella Loggia comunale a memoria del Milite ignoto. E prendendo spunto dallo scoprimento della targa, l'ex consigliere comunale e storico locale, Renato Favretto, ricorda la figura di due azzanesi, i due eroici fratelli bersaglieri De Carli.

I FRATELLI BERSAGLIERI

«Proprio in questi giorni che viene ricordato il 100° anniversario della tumulazione del Milite ignoto, va ricordata la storia di Giuseppe e Nicolò, nativi di Azzano, uno dei quali fu tra i pochi soldati prescelti, per trovare le salme ed organizzare il lungo viaggio fino a Roma in una solenne cerimonia di cui forse solo oggi riscopriamo il valore unificante».

LE INTITOLAZIONI

Ai due fratelli De Carli, è intitolata la scuola elementare di Tiezzo, e più recentemente, una via attigua alla scuola. Nella piazza Garibaldi, della frazione vicino al Monumento ai Caduti della Grande guerra, è stato posto un bronzo che raffigura i volti dei due bersaglieri. Sempre alla memoria dei De Carli e intitolata la Caserma del 132° Reggimento Carri del vicino comune di Cordenons.

LA STORIA

«Giuseppe - ricorda Favretto - era figlio di Achille e di Caterina Venier, nacque a Tiezzo il 2 novembre 1897 e morì il 27 novembre 1960 a Pordenone. Arruolato nell'8° reggimento bersaglieri nell'ottobre 1916 e promosso caporale nell'aprile dell'anno successivo, chiese di essere messo a disposizione del Quartier generale della 3. Armata assieme al fratello Nicolò, tenente nello stesso reggimento, per compiere l'ardita impresa di portarsi nel territorio invaso dal nemico e svolgere attività informativa a favore dei comandi italiani». Trasportati da un idrovolante della Marina, pilotato dal tenente di vascello Eugenio Casagrande, travestiti da pescatori, scesero nelle paludi di Caorle nella notte del 29 luglio 1918 e iniziarono così l'avventuroso cammino, fra disagi e pericoli d'ogni genere, col solo conforto di avere vicina la madre, coraggiosa compagna dei loro rischi.

L'ARRESTO E LA FUGA

«Giuseppe - sottolinea Favretto - cadde in un tranello tesogli dalla insospettita gendarmeria austriaca e fu arrestato il 13 ottobre. Fu tradotto a Pordenone e messo a confronto con la madre, per il riconoscimento. Questa, emulando l'eroismo della madre di Nazario Sauro, negò decisamente che l'arrestato fosse suo figlio, creando dubbi fra gli inquisitori. Tre giorni dopo, il 16 ottobre, poche ore prima dell'inizio del processo, Giuseppe De Carli, riuscito ad evadere in modo quasi miracoloso, raggiunse il fratello Nicolò. Continuarono insieme temerariamente la loro proficua missione - prosegue Favretto - facendo pervenire ai comandi italiani preziose informazioni sull'ammassarsi delle truppe nemiche nella regione del Piave e rimasero nella zona fino al 1° novembre quando, con la battaglia di Vittorio Veneto, il loro Friuli venne liberato dalla oppressione straniera».

LA MEDAGLIA

Al valoroso caporale, così come al fratello, venne concessa, la medaglia d'oro al Valor militare. Rientrato al reggimento ad armistizio concluso, Giuseppe fu promosso sergente nel febbraio 1919 e sergente maggiore nel dicembre dello stesso anno. Fece parte della commissione incaricata dal Ministro della Guerra, l'onorevole Luigi Gasparotto, originario di Sacile, di raccogliere dai cimiteri di guerra undici salme di militari ignoti fra le quali fu scelta poi quella del Milite ignoto, che trasportata solennemente a Roma fu inumata sull'Altare della Patria. Congedatosi nel 1920, svolse attività di agente di assicurazione e fra le varie cariche amministrative ebbe anche quelle di commissario prefettizio del comune di Latisana e vice podestà di Pordenone.
 

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Il Gazzettino