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MARGHERA (VENEZIA) - Da Marghera nei centri di accoglienza straordinaria di tutto il Veneto. I 200 migranti, in base alle liste fornite dalla prefettura di Venezia, alla spicciolata sono ripartiti per le varie destinazioni. Le direttive nazionali per la ripartizioni stabiliscono il numero assegnato in base a popolazione (70%) e territorio (30%). Difficile capire se si è arrivati a saturazione perché nessuno dice niente. La consegna è quella del silenzio. Probabilmente con l’obiettivo di non creare allarmismo. Ma più si tace, più si alimentano le preoccupazioni.
NUMERI
Dove sono stati sistemati gli stranieri arrivati ieri nell’hub regionale alle porte di Mestre? Le stime su cento persone da alcune indiscrezioni contano 6 ospiti nel Bellunese, 18 nel Padovano, 5 in Polesine, 18 nella Marca, 16 in laguna, 19 nel Veronese e 18 nel territorio berico. Per calcolare la ripartizione su un contingente raddoppiato, basterebbe raddoppiare le stesse cifre. Anche se non è così semplice, dato che non si sa appunto i posti ancora a disposizione nelle diverse strutture considerate idonee. Va considerato infatti che nel solo mese di agosto dovrebbero esseri arrivati in quattro trasferte almeno 600 migranti. Ieri nel piazzale di fronte alla questura di Marghera, di sicuro c’erano mezzi di trasporto di centri della Croce Rossa e di altri gestiti da cooperative e da associazioni. Sei migranti hanno preso la strada per Belluno, tre affidati alla Cri attiva a Tai di Cadore. Una decina è partita per Rovigo. Altri dieci per Jesolo. Una corriera ha imboccato l’autostrada per Vicenza e Verona. E poi Treviso alla ex caserma Serena.
Un dato certo arriva da Padova dove risultano 38 i richiedenti protezione internazionale arrivati ieri.
ITER
I migranti hanno quindi un percorso burocratico segnato. In questura per l’identificazione a seconda della disponibilità. Dopo l’espletamento di tali pratiche la richiesta di asilo viene caricata nel cosiddetto applicativo Vesta.net. È a questo punto che si può dire che inizia il vero e proprio iter per stabilire la loro posizione sul territorio nazionale. Il passo successivo infatti è il colloquio con i componenti della Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale: quelle operanti in Veneto sono a Padova, Treviso, Verona e Vicenza. A volte servono più colloqui per verificare il racconto. Più complesso è l’esame della condizione delle donne. Spesso sono vittime di tratta ma non lo dicono e allora si cerca di approfondire. Si dà loro il tempo per recuperare fiducia. Sono queste Commissioni che decidono se si ha diritto o meno allo status emettendo un provvedimento collegiale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino