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VENEZIA - Nome, cognome, Paese. Megafono in una mano e lista nell’altro, l’operatore chiama uno a uno gli africani seduti sul piazzale dell’area sbarchi di Porto Empedocle, affinché vadano a mettersi in coda davanti alla scaletta della nave Dattilo, dove vengono fatti salire dai volontari della Croce Rossa. Scene dall’ultimo viaggio della speranza, “ultimo” solo per il momento si intende, dalla Sicilia al Veneto: qui nelle prossime ore arriveranno 200 dei 700 migranti partiti ieri a bordo del pattugliatore in uso alla Guardia costiera, utilizzato dalla Prefettura di Agrigento per tamponare la difficoltà a trovare i pullman per i trasferimenti lungo la Penisola.
LA DISTRIBUZIONE
L’imbarcazione ha fatto rotta su Messina e su Reggio Calabria, dov’è poi scattata la distribuzione verso le varie regioni: 100 in Campania, altri 100 in Toscana, 45 in Piemonte e così via. Ecco dunque i 200 destinati ad arrivare oggi al centro di smistamento collocato a Marghera, da dove poi saranno ulteriormente suddivisi fra le varie province.
LE PRESENZE
Su proteste come questa, ricordando anche le recenti parole del governatore veneto Luca Zaia («Rischiamo di avere le tendopoli»), l’Adnkronos ha interpellato il dem Roberto Ammatuna, primo cittadino di Pozzallo (Ragusa), nel cui hotspot sono attualmente presenti 246 migranti su una capienza di 220 persone: «Ai sindaci del Nord che si lamentano per la distribuzione dei migranti dico solo che l’Italia è una e deve essere solidale. Quando, nel passato, tutto il carico era dei Comuni siciliani, specie quelli di frontiera, noi abbiamo sopportato questo tipo di situazione. I problemi dell’immigrazione non si risolvono con la guerra tra poveri. Nonostante i numeri siano elevati, non possono mettere in crisi un Paese come il nostro. Insomma, a essere sincero, mi sembrano atteggiamenti demagogici». Nelle file del Partito Democratico è però preoccupato Matteo Biffoni, delegato dell’Anci per l’immigrazione: «Siamo sull’orlo del tracollo. Con questi numeri, se ci vengono mandati ancora minori non accompagnati, noi non possiamo garantire che ci siano il rispetto delle condizioni stabilite per legge, e la responsabilità è dello Stato centrale. Non ci sono gli hub di primissima accoglienza, non ci sono le risorse per la mediazione culturale». Per ora i prefetti veneti vanno avanti cercando di evitare le forzature e di “spalmare” le presenze. Conferma, sempre dal Pd, il sindaco Giacomo Possamai: «Nel corso dei mesi Vicenza ha già adempiuto alla quota del 3 per mille, ospitando in accoglienza diffusa un numero di richiedenti asilo rispettoso del criterio che si sono date le Prefetture. Perciò a maggior ragione confermiamo la nostra contrarietà all’ipotesi di hub in città e in generale».
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Il Gazzettino