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BELLUNO - Non è un passaggio di poco conto. In altre città è stata chiamata tendopoli. A Belluno ancora non è così perché al momento la tenda è solo una. Ma intanto è lì, in un’area di proprietà del comune capoluogo. Anche se ben nascosta, quasi non dovesse disturbare vista e sensibilità dei cittadini o non suscitare polemiche. Il via per il suo posizionamento è arrivato mercoledì quando il prefetto di Belluno ha chiesto ai vertici del Comitato di Belluno della Croce Rossa Italiana di Belluno e ha chiesto loro di allestire una tenda per i migranti. Un primissimo rifugio da usare nel momento in cui al loro arrivo in città non vi fossero comuni o cooperative pronti ad accoglierli.
IL LAVORO
La tenda è comparsa ieri mattina. Dopo un primo appuntamento nella sede di via Bortotti, dieci volontari Cri si sono spostati nel cortile della ormai da tempo abbandonata villa Bizio Gradenigo, che si trova nelle pertinenze della residenza per anziani di villa Gaggia Lante di Cavarzano, che sino ad alcuni fa era utilizzata come casa per anziani autosufficienti ma che ora appare abbandonata. Poco prima di mezzogiorno il lavoro che spettava alla Cri era finito e la tenda da otto posti fornita dal corpo militare della Cri Friuli era pronta.
LA SQUADRA
Fra i volontari presenti, c’erano anche Fabio Zampieri, già presidente del sodalizio ora guidato da Paola Zannoni ed ora responsabile del servizio migranti, e Gianluca Piccioni. Sono loro a ricordare quanto accaduto nei mesi scorsi: «Era ancora lo scorso giugno quando abbiamo offerto alla Prefettura la disponibilità di preparare una tenda per i migranti in arrivo in provincia».
PORTE CHIUSE
Un’idea che nasceva da una constatazione verificata sul campo dagli stessi volontari che raccontano: «Era accaduto e purtroppo accade ancora, che nel momento in cui noi, dopo essere scesi sino a Mestre per accogliere i migranti da portare poi a Belluno, arrivati in città, dopo averli portati in ospedale al reparto di Prevenzione secondo il protocollo previsto, ci veniva comunicato che non c’erano posti presso comuni o cooperative. Magari posto e accoglienza si trovavano 12 o 24 ore più tardi, ma questo tempo era difficile da gestire e non sapevamo dove e a chi affidare le persone accolte». Ecco perché i volontari precisano: «Si tratta di una soluzione per ammortizzare alcune situazioni, non è corretto dire che la tenda serve per l’accoglienza». Uno spazio temporale, quello delle 12-24 ore, che doveva essere riempito e che è stato gestito grazie alla buona volontà di tanti: «I migranti in arrivo sono stati sistemati qua e là – ricordano Piccioni e Zampieri – anche grazie alla Caritas, o in albergo per il tempo necessario, una due notti. Il conto? Lo abbiamo pagato noi, ma è anche successo che qualche albergatore non abbia preteso alcuna somma».
IL VOLONTARIATO
Gesti su cui non c’è niente da dire se non questo: si tratta di sprazzi di umanità che brillano in un contesto in cui quest’ultimo aspetto non si può davvero dire sia sempre presente. Anzi. E per mesi, da gennaio a marzo, si è trattato di un servizio che la Cri ha fatto in maniera del tutto gratuita. Solo da marzo è stata sottoscritta una convenzione. Ora l’allestimento della tenda che Cri Belluno aveva già pronta in sede da tempo, è un ulteriore passo in avanti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino