TRIESTE «La situazione dei migranti irregolari in Friuli Venezia Giulia è ormai ingestibile. Non abbiamo più strutture d'accoglienza disponibili e...
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I PASSAGGI
Il governatore, prendendo spunto dalla decisione della ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, di lasciare aperti tutti i valichi con la Slovenia, ha insistito sulla necessità di limitare gli afflussi e di «predisporre controlli in grado di rispondere con efficacia ai cambi di strategia da parte delle organizzazioni criminali», che da qualche tempo stanno abbandonando i passaggi notturni lungo i sentieri del Carso giuliano in favore di trasporti su furgoni fino all'entroterra friulano. Ciò per eludere la possibilità che le autorità italiane, in presenza di migranti trovati entro 10 chilometri dalla frontiera, possano respingere i clandestini in Slovenia entro le successive 24 ore.
I numeri squadernati da Fedriga al Comitato parlano da soli: dai 5mila arrivi irregolari in Friuli Venezia Giulia nel 2017 siamo passati nel 2019 a 2.700, ma «quest'anno, dopo il blockdown, siamo già oltre quota 3mila». Soltanto negli ultimi tre mesi «928 arrivi a maggio, oltre 700 a giugno e altrettanti a luglio».
DRONI
Fedriga rilancia la possibilità d'impiegare uomini e mezzi della Protezione civile regionale sulla fascia confinaria utilizzando anche i droni a visione notturna, che consentirebbero individuazioni precoci di movimenti sospetti.
Il governatore fa leva soprattutto sul nuovo clima nei rapporti con la Slovenia dopo l'avvento alla guida del Governo di Lubiana di Janez Jansa: «Diversamente dal passato anche recente ora possiamo praticare i respingimenti ed è in tale ambito che dobbiamo potenziare i controlli». Fedriga sottolinea al Comitato Schengen che «quello con la Slovenia è un confine interno all'area Schengen che i Paesi membri interessati devono poter gestire in sicurezza». Quanto ai respingimenti, «la Slovenia è un Paese democratico ed europeo dove vengono garantiti tutti i diritti civili, compreso quello di chiedere l'asilo». Come dire: il migrante irregolare che si trovi in terra slovena non deve minimamente affrontare condizioni di disagio o pericolo come se fosse al di là della sponda italiana del Mediterraneo. Anzi: «Qualsiasi decisione le autorità italiane dovessero adottare sui nostri confini, va senz'altro concordata con Lubiana», diversamente da quanto deciso dal precedente Governo sloveno che «piazzò blocchi di cemento in mezzo alla strada blindando i confini all'improvviso e senza dire parola all'Italia».
SICUREZZA
Fedriga chiarisce che «non accetteremo sul nostro territorio nuove strutture di accoglienza, anche perché il nostro Servizio sanitario non sarebbe in grado di garantire le necessarie condizioni di sicurezza». Quanto all'eventualità che la concentrazione di quasi 500 migranti all'ex Caserma Cavarzerani di Udine sia superata mediante forme diffuse di accoglienza, il presidente oppone una netta contrarietà: «Sarebbe impossibile, sparpagliando i migranti sul territorio, assicurare il rispetto del regime di quarantena». A proposito della ex caserma udinese, teatro in questi giorni di violente proteste proprio contro gli obblighi di quarantena, Fedriga ha annunciato per domattina un presidio promosso dalla Lega alla quale parteciperà assieme, fra gli altri, al sindaco di Udine Pietro Fontanini. E se il ministro Lamorgese annuncia l'invio di un nuovo contingente di militari, Fedriga ribatte che «a quanto segnalano gli organi competenti nella nostra regione, servirebbero non meno di 600-700 effettivi per sortire effetti apprezzabili»: prospettiva di un impegno così massiccio da intendersi quanto meno improbabile. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino