PORDENONE e UDINE - Il problema non è tanto quello che succede oggi, ma quello che potrebbe succedere domani. Quella dei migranti in isolamento fiduciario dopo...
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SATURAZIONE
Dalla Rotta Balcanica arrivano circa 100 migranti ogni settimana. Il flusso, ripreso con vigore a luglio, è aumentato in agosto. La struttura di Castellerio, a Pagnacco, è stata liberata dai migranti per permettere la ripartenza delle lezioni interne al Seminario. A Tricesimo, nell’ex foresteria, c’erano 40 richiedenti asilo in quarantena e altri 36 in isolamento addirittura a bordo di alcuni pullman. Ma in queste ore è stato completato lo sgombero anche in quel sito. All’ex caserma Meloni di Tarvisio ce ne sono circa 60, mentre una decina è ospitata nei locali dell’Aeronautica a Campoformido. Una quarantina di minori, poi, trova posto nello stabile della Croce rossa a Sottoselva, Palmanova. Negli ultimi giorni undici migranti (tre dei quali venerdì hanno violato la quarantena) sono stati trasferiti a Sequals, in provincia di Pordenone, perché le strutture udinesi sono al limite della capienza.
«È una situazione potenzialmente esplosiva - ha spiegato Riccardi - e per questo martedì chiederemo al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, un trasferimento immediato di una quota consistente dei migranti arrivati in regione nelle ultime settimane». Sul piatto c’è anche l’utilizzo dell’ex caserma Cantore di Tolmezzo come luogo per la quarantena dei migranti. L’opposizione della politica locale e dei cittadini carnici è forte, ma in mancanza di posti c’è la sensazione che il ministero possa forzare la mano e ignorare le rimostranze aprendo le porte dell’ex sito militare.
IL NODO
Perché il Friuli Venezia Giulia ha finito i posti per la quarantena dei migranti? Il fattore chiave è legato alle regole stesse dell’isolamento. Ogni gruppo rintracciato sul territorio, infatti, deve trascorrere la quarantena separato rispetto a chi ha iniziato o inizierà l’isolamento in un momento diverso. Non ci devono essere contatti, ma le strutture deputate all’accoglienza non sono adeguate e non hanno spazi a sufficienza per garantire il distanziamento. Ecco perché i prefetti, incaricati di rintracciare nuovi stabili, non riescono a trovarne.
I RISCHI
Nell’ultima settimana in regione sono stati registrati circa 50 contagi importati, venti dei quali fanno riferimento ai richiedenti asilo. «Quello che preoccupa di più - ha spiegato Riccardi - è il cosiddetto “contagio da contagio”, cioè la propagazione dell’infezione negli stessi ambienti. Avviene nelle famiglie, e il rischio è che possa succedere in modo più esteso in luoghi deputati alla quarantena dei migranti. Non possiamo più farci carico di un problema simile». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino