VENEZIA - Sbarchi continui di migranti dal Mediterraneo e flussi gestiti dal ministero dell'Interno, ora il presidente della Regione Veneto Luca Zaia dice la sua e va oltre i...
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QUELLA MASSA "NEBULOSA"
«Quando si fanno conti e statistiche bisogna avere il quadro d'insieme ben chiaro - puntualizza il presidente - Non basta dire che i migranti presenti oggi nelle strutture temporanee del Veneto sono 10.427, come dice il Governo. In realtà il numero degli arrivi, censito dalle nostre Prefetture al 27 maggio scorso, assomma a 22.667: ciò significa che ai 10.730 identificati e accolti in Veneto, calcolando anche i 303 che sono entrati nel sistema di protezione per i richiedenti asilo (Spar), si aggiungono almeno altri 12mila persone arrivate e transitate in modo anonimo e clandestino nella nostra regione.
IN 20 ANNI ARRIVATI IN VENETO 571MILA STRANIERI
Zaia insiste: il Veneto accoglie, e per il presidente sono sempre i numeri a parlare: «Credo che il Veneto - prosegue il presidente - che in vent'anni ha accolto e integrato 517mila stranieri, che rappresentano oltre il 10 % della popolazione e il 5 % del Pil regionale, si sia dimostrato capace di affrontare la sfida della globalizzazione e dei flussi migratori. Ma non è più disposto a subire gli effetti di un'accoglienza indiscriminata e pilatesca, gestita in modo raffazzonato, secondo un sistema che non riesce o non vuole identificare chi arriva, non ne vuole accertare provenienza e intenzioni, e continua a contare su quella che è stata sinora la benevola e 'interessata' indulgenza di un'Europa distratta, restìa a farsi carico della questione migratoria e incline a scaricarne tutti gli oneri sui paesi mediterranei».
L'EUROPA DEI MURI È UN RISCHIO PER IL VENETO
«Ma ora che l'Europa sta alzando muri e barriere, anche a causa dell'improvvida e furbesca gestione degli arrivi da parte dell'Italia, il Veneto rischia di diventare un grande e improvvisato hotspot di 'fantasmi' clandestini, di nuovi arrivati scampati sì alle guerre e alla fame del continente africano e ai flutti del Mediterraneo, ma rimasti intrappolati tra il caos del sistema italico, incapace di identificare gli arrivi e di organizzare transiti e progetti migratori, e l'indifferenza di un'Europa impaurita che ha blindato i propri valichi. A questo caos, nel quale naufragano anche le belle esperienze di solidarietà che si vivono a Lampedusa come nelle nostre comunità, il Veneto e i veneti dicono no: non siamo disposti a replicare la vergogna di Idoumeni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino