Scandalo coop migranti, chiusa l'indagine: accusati due vice prefetti

Scandalo coop migranti, chiusa l'indagine: accusati due vice prefetti
PADOVA - Si è conclusa l'indagine sullo scandalo della coop di accoglienza ai migranti "Ecofficina-Edeco" che ha coinvolto anche le Prefetture. Sono...

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PADOVA - Si è conclusa l'indagine sullo scandalo della coop di accoglienza ai migranti "Ecofficina-Edeco" che ha coinvolto anche le Prefetture. Sono stati notificati gli avvisI agli indagati protagonisti della vicenda: Simone Borile di 49 anni, amministratore di fatto della cooperativa Ecofficina Educational, la moglie Sara Felpati di 45, il presidente Gaetano Battocchio di 44, il consulente del lavoro Marco Zangrossi, 56, l’operatore Simone Costa (54), la funzionaria della Prefettura Tiziana Quintario di 58, l’ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa di 63 e l’ex vice prefetto Alessandro Sallusto. Quest’ultimo e la Quintario ora sono in forze alla prefettura di Bologna.

Tutti sono indagati, a vario titolo, nella illecita gestione dell’accoglienza dei migranti nella provincia di Padova e in particolare nell’hub di Bagnoli di Sopra negli anni 2015-2017. Ai tre funzionari, all’epoca in servizio nella prefettura padovana, viene contestato di avere, in più occasioni, informato gli amministratori della cooperativa Ecofficina Educational (ora Edeco) dell’imminenza di ispezioni. Ai soli Quintario e Aversa anche la mancata azione di verifica e controllo sugli obblighi contrattuali in capo alla cooperativa: non avrebbero dato avvio al procedimento per la risoluzione del contratto pur essendo a conoscenza delle carenze gestionali esistenti nelle strutture di accoglienza. La Quintario, inoltre, è accusata di aver utilizzato la propria posizione per formare una gara d’appalto ad hoc in maniera da favorire l’aggiudicazione alla Ecofficina Educational, nonché di aver falsamente dichiarato il reale numero di richiedenti asilo presenti nella struttura, inducendo con questo in errore anche il personale dell’Ulss 17 intervenuto per una ispezione.
I reati contestati, tutti in concorso, sono turbata libertà degli incanti aggravata e continuata, rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio continuata, frode nelle pubbliche forniture, tentata truffa, induzione indebita a dare o promettere utilità in concorso, abuso d’ufficio, falsità ideologica e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. 
LA RETE
Simone Borile, il guru della gestione dei centri di accoglienza e gestore di Ecofficina Educational, aveva creato una eccezionale rete di informatori, tra i quali ci sarebbe stato anche il vice prefetto Sallusto. Indicativa è l’intercettazione telefonica del 12 luglio del 2016 tra quest’ultimo e Borile. Il vice prefetto parla al cellulare: «Domani alle 15 ci sarà un’ispezione dell’Ulss a Bagnoli e ci sarò anche io». Poi chiede a Borile: «Dove sono gli otto migranti con la varicella?». Borile: «Sono tutti in infermeria». Sallusto: «E alla Prandina avete qualche malato di varicella?». Borile: «Solo una donna». Alla fine della telefonata con il vice Prefetto, Borile allerta la responsabile della ditta delle pulizie e coordina altri lavori da fare eseguire. Ma il vice prefetto aveva avvisato anche un’altra volta i capi di Ecofficina di un controllo alla “Prandina” il 25 settembre del 2015. Sallusto in quell’occasione chiamò al telefono Sara Felpati, moglie di Borile: «Sono in una struttura di via Cave per una ispezione e gli ispettori ministeriali in mia compagnia vogliono visionare il centro della Prandina in giornata... ma non c’è da preoccuparsi, è solo per conoscere il campo profughi e non si tratta di una ispezione ufficiale». Terminata la telefonata Felpati chiamò subito il marito per organizzare un immediato sopralluogo alla Prandina prima dell’arrivo degli ispettori. 


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Il Gazzettino