Migranti, il modello accoglienza diffusa divide Veneto e Fvg. Dreosto: «Abbiamo già visto come è finita»

Il Carroccio alza la paletta rossa a ogni iniziativa della Regione che segua la strada di Zaia

Migranti, il modello accoglienza diffusa divide Veneto e Fvg. Dreosto: «Abbiamo già visto come è finita»
«Accoglienza diffusa per i migranti? Non se ne parla proprio. Un esperimento è già stato fatto e come sono andate le cose lo sappiamo bene tutti. Provate a...

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«Accoglienza diffusa per i migranti? Non se ne parla proprio. Un esperimento è già stato fatto e come sono andate le cose lo sappiamo bene tutti. Provate a chiederlo ai cittadini friulani». Non lascia molto spazio alle repliche il pensiero di Marco Dreosto, parlamentare della Lega e soprattutto coordinatore regionale del partito di Salvini. Un messaggio chiaro al presidente Massimiliano Fedriga, nel caso in cui volesse seguire le orme del Governatore del Veneto, Luca Zaia, che invece all’accoglienza diffusa dei migranti sul territorio ci crede.


Il problema

«Ci rendiamo tutti conto che la questione, anche a fronte dell’intensificarsi degli arrivi è un problema importante e in regione lo è ancora di più perchè siamo legati pure agli arrivi della rotta balcanica. Possiamo dire - va avanti Dreosto - che è necessario trovare una modalità alternativa all’accoglienza diffusa. Servono piccoli centro in cui si decide velocemente chi ha diritto a rimanere e chi no. Questi ultimi devono essere rimpatriati velocemente. A questo si deve arrivare, nei tempi più brevi possibile. Deve infine essere chiaro a tutti che l’accoglienza diffusa non è la soluzione. Anzi - conclude il capo regionale del Carroccio - questo approccio crea solo più problemi».

L'assessore

A cercare di mettere ordine in una situazione decisamente complessa è l’assessore alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti che sul fronte degli arrivi della rotta balcanica sta lavorando per cercare di dare risposte. «Intanto - spiega Roberti - diciamo subito che in regione non ci sono arrivi di migranti sbarcati per mare. Noi dobbiamo gestirci la rotta balcanica, che comunque non è poca cosa. In più dobbiamo essere chiari su un punto fermo: non si tratta in alcuna maniera con chi arriva da noi illegalmente. Quindi i migranti che prendono la rotta balcanica non devono avere asilo. C’è poi un altro discorso che deve essere evidente - va avanti Roberti - ossia che solo puntando all’integrazione e alla possibilità di offrire servizi di un certo tipo si possono dare risposte a questo problema. Come darle? Ogni Regione, in base alle proprie esigenze offre le risposte che ritiene più adeguate. Noi - spiega l’assessore - abbiamo deciso la linea dell’hot spot dove si decide chi resta e chi non ha i titoli per poterlo fare e poi i piccoli centri di trattenimento sul territorio dove vengono offerti i servizi a chi ha lo status in attesa che prenda la propria strada».

Le differenze

«Non vedo grandi differenze con le proposte del Governatore Zaia - va avanti Roberti - ma solo situazioni che si cerca di risolvere in maniera differente. È chiaro che si deve perseguire sino all’ultimo grado di giudizio la questione delle riammissioni in Slovenia che ora di fatto non ci sono e il nostro Governo ha fatto benissimo a decidere di andare avanti. In più non dimentichiamo la difficoltà in questo momento di trasferire in altre regioni i migranti che sono da noi. I flussi che arrivano dal Mediterraneo non lo consentono. Siamo tutti convinti, in ogni caso, che nessuno vuole i grandi centri di permanenza che non sono certo il Cara di Gorizia o la Cavarzerani di Udine, penso invece a cose come Mineo. Su questo punto non c’è differenza di vedute. Discorso diverso, invece per i centro di trattenimento, piccoli, gestibili e che non creano problemi. Anche perchè da noi non possiamo parlare di accoglienza diffusa, ma di micro accoglienza, con nuclei di 2 - 4 persone abbandonate a loro stesse nei vari comuni. Così non può funzionare, perchè non stiamo parlando di integrazione». Infine l’hot spot. «Se ancora non ci sono comunicazioni - chiude l’assessore Roberti - significa che i prefetti stanno lavorando per trovare il sito più adatto».

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I numeri

La rotta Balcanica continua ad essere molto battuta, anche se - paradossalmente - nei mesi estivi ci si aspettavano numeri das brivido, visti quelli che si sono registrati nei mesi invernali. «Invece - spiega l’assessore alla Sicurezza - percentualmente gli arrivi si sono raffreddati. C’è meno traffico, anche se resta comunque alto il numero. Se dovessimo fare una proiezione, in ogni caso, possiamo dire che a fine anno saranno diversi di più rispetto al 2022». Lo scorso anno i migranti dalla rotta balcanica sono stati 16 mila.

 

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Il Gazzettino