Antonio non ce l'ha fatta. L'urlo della mamma: «La cattiveria in persona me l'ha portato via»

STRASBURGO - L'ultimo respiro è il bip di una macchina, poi più nulla. La voce di Michele Megalizzi non arriverà più dai microfoni di Europhonica....

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STRASBURGO - L'ultimo respiro è il bip di una macchina, poi più nulla. La voce di Michele Megalizzi non arriverà più dai microfoni di Europhonica. La sua mamma Anna Maria e il papà Domenico non vedranno più il suo sorriso. E Luana, la sua fidanzata, ha perso un amore per sempre. Ventotto anni, cronista radiofonico, Michele è la quarta vittima della strage di Strasburgo, quella messa a segno a sangue freddo da Cherif Chekatt, il killer di origini magrebine, un anno più di Antonio, ucciso l'altra sera dall'antiterrorismo francese nel quartiere di Neudorf, dopo una gigantesca caccia all'uomo. In una Strasburgo ancora attonita la morte di Antonio si muove lungo il filo del dolore che passa attraverso place Klebert, dove centinaia di francesi ricordano con le candele il massacro di martedì. Ieri, oltre al ministero dell'Interno francese, è arrivato a Strasburgo anche il primo ministro Macron per rendere omaggio alle vittime, tra cui il giovane cronista radiofonico. Le autorità francesi sono passate anche per l'ospedale Hautepierre dove sono ricoverati ancora i feriti e c'erano i genitori di Antonio. 


E qui, come tutte le mamme, anche quella di Michele ha sperato nel miracolo, ma non è arrivato. E ora grida il suo dolore: «Me l'hanno portato via. La cattiveria in persona me l'ha portato via». Mentre la sua vita era appesa alle macchine, tanti medici si sono offerti per un consulto se si fosse affacciata la possibilità di un'operazione. Ma niente, non hanno fatto in tempo. Le reazioni alla morte si aprono presto sullo scenario del dolore.
LE REAZIONISu tutte, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito «una inaccettabile tragedia» la morte di Antonio esprimendo la sua «profonda tristezza». «Sono particolarmente vicino - ha aggiunto Mattarella - al dolore della famiglia, della fidanzata e degli amici del giovane reporter italiano vittima dell'odio criminale e del fanatismo propugnato dal sedicente Stato islamico». 
Dal canto suo, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha sentito per telefono il padre di Antonio Megalizzi per porgergli personalmente il suo cordoglio ricordandolo così: «Un giovane con una grande passione per il giornalismo, per la radio, per le inchieste e per le istituzioni europee. Siamo uniti nel dolore».
LA PROPOSTAForse per questo motivo i giovani del Ppe hanno chiesto attraverso una lettera a Tajani di intitolare una sala del Parlamento europeo a Megalizzi. Tajani affida il messaggio a Twitter: «Una preghiera lo accompagni in questo viaggio verso il cielo. Ricorderò sempre quella cena a Mezzacorona dove mi parlò dei suoi sogni di giovane giornalista». Quando il giovane cronista non era ancora iscritto all'Ordine dei giornalisti, ma era in procinto di completare pratiche per l'iscrizione nell'elenco dei pubblicisti. 
Nei prossimi giorni il presidente dell'Odg del Trentino Alto Adige, Mauro Keller, consegnerà ai familiari di Antonio la tessera dell'Ordine. Dal presidente Oliveiro al sindaco di Reggio, la morte di Antonio angoscia anche la Calabria, dove il 28enne ha parenti e dove trascorreva spesso le vacanze estive. Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà ha annunciato per i prossimi giorni la proclamazione del lutto cittadino. Quindi, l'ex ministro del Pd Graziano Del Rio: «C'è il nostro impegno per sconfiggere ogni forma di terrorismo e raccogliere il sogno di Antonio per un'Europa unita e solidale».
Antonio è stato descritto dagli amici come un europeista convinto, una persona brillante, determinata, ma anche rispettosa delle differenze. Che fosse un ragazzo apprezzato lo si capisce da tante piccole cose accadute in questi giorni drammatici: dai tanti messaggi sul suo profilo Facebook alla lettera che gli amici hanno attaccato al muro sotto la sua casa a Trento, dove il giovane viveva assieme al papà Domenico, alla mamma Annamaria e alla sorella più piccola, Federica. «Per te sposteremmo anche le montagne», è stato il loro saluto. Appena saputa la notizia, don Mauro Leonardelli, parroco della parrocchia di Cristo Re, dove mamma Annamaria è catechista, ha organizzato un momento di preghiera parlando ai fedeli dell'importanza del messaggio dato da Antonio attraverso la sua vita e il suo lavoro». 

GLI AMICIChi gli era più vicino tra gli amici ha lasciato un messaggio sulla sua porta che Michele non vedrà mai. Comincia con una speranza: «Se potessi fermare il tempo lo farei per te amico mio perché i tuoi momenti più belli regalassero ai tuoi giorni una gioia sempre viva». Per chiudersi così: «Ma lasciando essere ciò che so essere di più, semplicemente un amico». Ciao Antonio.

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Il Gazzettino