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PORDENONE - Bullismo e mobbing sono termini sempre più diffusi nei dizionari degli italiani. Due fenomeni di violenza psicologica e fisica che si annidano negli ambienti che solitamente dovrebbero essere più protetti, come ad esempio il proprio posto di lavoro. Della sua esperienza con questi difficili fenomeni ne ha parlato Michael Stefano Favero, un ragazzo di 26 anni di Pordenone che, dopo le violenze subite dallo chef per cui lavorava, ha deciso di mettersi in gioco e provare a cimentarsi nel reality "Masterchef". «È da quando sono bambino che corro nelle cucine. Nel 2009 mia madre aveva una pizzeria nella piazza di San Vito al Tagliamento, io non vedevo l'ora di andarle a dare una mano. Poi, sempre con lei, iniziai ad andare tutti i weekend a vendere dolciumi e frittelle per le sagre di paese con la nostra bancarella ambulante». Una giovane vita vissuta sempre a contatto con il mondo della cucina, che mai avrebbe pensato di abbandonare. Fino a quando, per colpa di alcuni episodi di bullismo ricevuti sul posto di lavoro, ha deciso di chiudere totalmente le porte a quel mondo.
VITTIMA
«Lavoravo nella ristorazione.
L'AMAREZZA
Il suo percorso non è andato purtroppo secondo i piani, lasciando nel ragazzo pordenonese anche un po' l'amaro in bocca per l'occasione persa. Ma la vera impronta lasciata da Michael nella cucina dello show televisivo è forse molto più importante e molto più simbolica. Un messaggio che forse nemmeno lui si è accorto di aver lasciato, ma che è riuscito a penetrare nei cuori di molti di quelli che hanno subìto questo tipo di violenze e che non hanno mai avuto la forza di ricominciare. Mai rinunciare ai propri sogni. Sono molti i messaggi lasciati a Michael sul web da chi, dopo aver visto la puntata, in lui ha visto un barlume di speranza per continuare a riprovare nonostante le difficoltà che la vita pone davanti.
LA SORPRESA
«Non pensavo che la mia storia potesse colpire così tanto, non lo avrei mai immaginato - dice Michael, ricolmo di orgoglio ma con grande umiltà - il bullismo in ogni sua forma non dovrebbe esistere. Per me è un po' la rivincita degli ultimi. Con l'appoggio di mia madre e di mia nonna sono riuscito a tirare su la testa e a buttarmi in questa esperienza. Al di là del risultato sono contento che sia passato questo messaggio, questo mio modo di vivere la vita, che spero possa tornare utile a molti. Per quanto tu ti possa sentire giù, si può sempre riuscite a fare cose grandi nel corso della propria strada». Ora Michael lavora in un supermercato, ma non esclude che dopo questa scarica di adrenalina non possa riaprire del tutto le porte al mondo della cucina con cui tanto ha condiviso nel corso della vita, nella speranza che finalmente il suo sogno possa realizzarsi.
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Il Gazzettino