Dal dopoguerra ad oggi in Veneto sono stati realizzati 16.000 fra progetti e opere idraulico-forestali. Ma secondo il piano D’Alpaos servono ancora lavori per 2,7 miliardi...
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Non è sempre possibile rendere reversibile un bacino di laminazione, come hanno spiegato ieri gli esperti dell’area Tutela e sviluppo del territorio della Regione, facendo il punto con l’assessore Gianpaolo Bottacin sullo stato delle azioni a difesa del suolo. «Ci sono contesti paesaggistici che verrebbero danneggiati», ha sottolineato Salvatore Patti, direttore della direzione operativa. «Bisogna che l’invaso sia particolarmente grande, perché il volume di piena deve essere sempre lasciato vuoto», ha aggiunto Marco Puiatti, direttore della direzione difesa del suolo. Ma qualche progettazione o realizzazione funzionale sia al maltempo (quando serve raccogliere l’acqua in eccesso) che all’arsura (quando occorre distribuire l’acqua accumulata) c’è: a Meda nel Vicentino, il lago del Corlo nel Bellunese, a Ravedis in Friuli (nell’ambito di un sistema collegato con il sito di Pra’ dei Gai nel Trevigiano). «Il fenomeno delle “bombe d’acqua” – ha rimarcato l’assessore Bottacin – evidenzia i gravi problemi di cui soffre la rete idraulica secondaria. Per affrontarli abbiamo imboccato un percorso che si annuncia molto lungo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Noi abbiamo deciso di stilare un elenco delle priorità basato su un calcolo probabilistico: fare prima quello che indica un maggiore beneficio in termini di riduzione del rischio. E i risultati si vedono».
Per quanto riguarda le opere infrastrutturali, quelle in corso di attuazione ammontano a 255 milioni e quelle in fase di programmazione a 214 milioni. «Sono interventi finalizzati alla difesa di interi centri abitati», è stato precisato, in riferimento a 20 bacini di laminazione. Sono ad un punto avanzato di realizzazione gli intervento di Caldogno (41 milioni, già collaudato), Trissino (25 milioni, al 60%), Colombaretta a Montecchia di Crosara (11 milioni, al 90%). Prossimi all’avvio sono i lavori sul Muson a Riese Pio X e Fonte (18 milioni), a San Lorenzo fra Soave e San Bonifacio (5 milioni), sul Bacchiglione a Vicenza (18 milioni), sul Lusore a Mestre (62 milioni).
Poi ci sono gli interventi di difesa idraulica a cura dei Geni Civili: quelli attuati ein corso ammontano a circa 33 milioni, quelli in partenza a 18,5. «Si va dalla manutenzione ordinaria alla realizzazione di opere ex novo – è stato illustrato – nell’ambito della difesa idrogeologica nelle zone montane, della difesa idraulica in pianura e del ripascimento nella fascia costiera». Completano il quadro le sistemazioni effettuate dalle Unità organizzative forestali: già completate per 10 milioni e pianificate per 9,5. «La tipologia dei lavori – è stato detto – riguarda la manutenzione ordinaria e straordinaria e la realizzazione di opere in cui si applicano prevalentemente tecniche di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e di ingegneria naturalistica». Per affinare l’individuazione delle priorità sarà costruita una banca dati geografica che raccoglierà le opere già presenti e mostrerà quindi le zone più trascurate. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino