Follia a Mestre. Si soffia il naso con le mani e si pulisce su una ragazza di passaggio, poi la palpeggia. Lei reagisce e lui va fuori di sé

MESTRE - Ormai gli abitanti di via Piave potrebbero acquistare una pagina giornaliera sui quotidiani, tale è la frequenza con cui accadono episodi di violenza, degrado e...

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MESTRE - Ormai gli abitanti di via Piave potrebbero acquistare una pagina giornaliera sui quotidiani, tale è la frequenza con cui accadono episodi di violenza, degrado e sfregio alla città e ai suoi abitanti da parte di sbandati, tossici e spacciatori.

IL FATTO

L’ultimo episodio è avvenuto nel pomeriggio di ieri e ha visto coinvolta una giovane dipendente del Coffee Break, gestito da Ernesto Rosapepe, uno dei residenti in prima linea contro il degrado e la delinquenza. La giovane stava percorrendo la strada che da casa sua porta al bar, poche decine di metri, ed è stata avvicinata da un tossicodipendente noto al quartiere, accompagnato da un “compare di dosi”, con cui condivide la “pera” giornaliera.
L’uomo, incrociandola, dopo essersi soffiato il naso con le mani si è pulito su di lei, approfittandone per toccarla. Alla reazione schifata e inorridita della ragazza è diventato aggressivo: «ti aspetto sotto casa, stai attenta quando esci da sola», il tutto accompagnato da insulti e minacce fisiche. Nemmeno l’intervento del suo “compare” è riuscito a calmarlo: la giovane si è rifugiata terrorizzata al bar, dove lavora anche sua mamma, per poi farsi accompagnare a casa dai familiari. E, in effetti, il tossicodipendente era stato di parola: la aspettava sotto casa, per di più armato di una siringa e ancora più aggressivo di pochi minuti prima. La giovane non si è lasciata intimidire e l’ha affrontato per chiedergli il perché del suo comportamento.

«Non puoi farmi niente, che cosa pensi di fare? Io faccio quello che voglio», la reazione, il tutto brandendo la siringa contro la ragazza e i familiari accorsi per difenderla. Un breve diverbio ha preceduto l’arrivo dei carabinieri che, come spiega Ernesto, «sono arrivati velocissimi. Se lo sono caricato in macchina e l’hanno portato in caserma». Nel quartiere lo conoscono tutti: «È aggressivo, gira sempre con le siringhe in mano, sbraita, grida cose senza senso e quando si arrabbia diventa violento anche fisicamente», dice Giampaolo Conte, amministratore del gruppo Facebook “E robe di via Piave” e in prima linea nel denunciare il degrado e il senso di abbandono che sentono i cittadini. «Li portano in caserma, lavata di capo, e dopo poche ore sono di nuovo in giro».

ESASPERATI

Mai frase fu più profetica: qualche ora dopo l’accaduto il signor Ernesto segnala che l’individuo è appena passato davanti al suo bar, sfoggiando arrogante il dito medio. «Io ve lo dico: sto pensando seriamente di ricorrere a quella che io chiamo NSS, ovvero Nigerian Security Street, una sorta di patto tra esercenti e stranieri del quartiere che, su richiesta, intervengono con le maniere forti contro i connazionali che danno fastidio. Ci sentiamo abbandonati: i carabinieri arrivano, rimproverano chi dà fastidio e ce li ritroviamo di nuovo sotto casa, più arrabbiati di prima e tronfi perché impuniti. Vogliamo fare qualcosa per togliere questa gente dalla strada o dobbiamo arrivare a farci giustizia da soli?».

«In caserma alcuni erano gentili, altri dicevano che in fondo non era successo niente», confessa la ragazza, ancora scossa. «Non è giusto che dobbiamo stare attente a come ci vestiamo, che dobbiamo avere paura di girare per la città». Questa la triste quotidianità con cui devono fare i conti i residenti, soprattutto di sesso femminile, del quartiere Piave.

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Il Gazzettino