Turismo e Prg, i bed and breakfast in rivolta contro il Comune

Turismo e Prg, i bed and breakfast in rivolta contro il Comune
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MESTRE - Domani pomeriggio alle quattro le commissioni consiliari 1, 5, 6, 7 e 10 sono convocate con urgenza, in riunione congiunta, per discutere del problema di Bed&Breakfast, affittacamere, appartamenti turistici e per trovare una soluzione che eviti la chiusura di oltre 200 attività a conduzione familiare. Perché sarebbe come chiudere una fabbrica con mille lavoratori.


La decisione è stata annunciata dal presidente del Consiglio comunale ieri alle 16.20 dopo un’ora e più di proteste e polemiche. Almeno una cinquantina di rappresentanti della categoria si erano presentati in Consiglio comunale. Il presidente Turetta ha fatto parlare la loro rappresentante, Ondina Giacomin dell’Abbav, che ha elencato i nomi di tutte le persone di Comune e Regione contattate finora senza risolvere il problema: «Belcaro, Rey, Ferrazzi, Dorigo, Martinini, Finozzi, Battaggia, Zaia, Rosso, Squarcina». L’associazione riunisce i 4400 esercizi che operano nella nostra provincia (nel Comune ci sono 550 B&B, 800 affittacamere in centro storico e solo 39 in terraferma perché il Comune non dà permessi; 1900 appartamenti turistici non classificati e 1000 classificati, a seconda che abbiano o no partita Iva).

Hanno sempre avuto problemi, nell’eterna conflittualità e concorrenza con gli alberghi e le pensioni: «Per troppi anni ci hanno catalogato come "abusivi", "evasori", "furbetti", senza un vero distinguo tra "l'autentico" e il "tarocco". Noi siamo l’autentico» urlavano ieri in Consiglio comunale, mentre centrodestra e centrosinistra a loro volta si urlavano di tutto.

Già due anni fa gli operatori sono ricorsi all’avvocatura civica contro il Comune che consentiva di inserire il letto aggiuntivo nelle camere solo a Venezia, in seguito anche per poter offrire la camera tripla pure in terraferma. Ora l’ultima battaglia è contro il Comune e contro la Regione.

Il bubbone è scoppiato quando la signora Tiengo di via Orlanda a Campalto ha fatto ricorso al Tar perché le era stata negata la possibilità di passare da B&B ad affittacamere, aggiungendo due stanze e potendo così assumere un dipendente. Ha perso il ricorso ma il peggio è che il Tar si è pure accorto che nel 2008 non avrebbe potuto aprire nemmeno il B&B perché è in una zona dove non è previsto dalla Variate al Prg del 2004. In quella Variante le attività E6, extralberghiere, sono permesse unicamente nei centri storici: Venezia, piazza Ferretto, piazza Mercato a Marghera e piazza Pastrello a Favaro. Quindi moltissimi vanno chiusi; anzi 3 sono già stati chiusi, anche se al capogruppo del Pd Borghello ne risulta solo l’attività di Tiengo; e da calcoli fatti dai consulenti 75 devono chiudere, altri 145 sono al vaglio.

Poi, siccome quando vengono le disgrazie non sono mai sole, ci si è messa pure la legge regionale 11 del 2013 che al momento è congelata solo perché mancano ancora i regolamenti attuativi: prevede che tutto l’extralberghiero vada collocato in immobili con destinazione urbanistica turistica; questo significa che i privati che hanno destinato qualche stanza della propria casa all’ospitalità di turisti, dovranno chiudere, oppure dire addio alla casa e fare tutto ricettivo. «Così si crea l’ennesimo monopolio di grandi società straniere, in barba al vero Made in Italy, all’ospitalità della famiglia».


La soluzione? Al problema comunale è quella di una Variante alla Variante del 2004, allargando le zone dov’è possibile inserire l’extralberghiero. Allo stop della Regione ancora non si sa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino