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MESTRE - Le forze dell'ordine lo ripetono da anni, e l'assessore alla Coesione sociale Simone Venturini lo aveva ribadito domenica scorsa in un'intervista al Gazzettino: l'impennata dello spaccio in città, e in particolare nel rione Piave, è dovuta principalmente al fatto che Mestre è diventato il centro commerciale del Nordest per chi viene da fuori ad acquistarsi la dose. Ne sanno qualcosa i commercianti di via Piave che, dalle loro vetrine, vedono i giri di pusher e clienti. Quelli che parlano (perché non sono pochi quelli che hanno paura temendo vendette), riferiscono di un vero e proprio viavai di clienti in auto che si fermano a bordo strada. Quasi come al Drive-in.
Spaccio in via Piave: il drive-in della droga
«Di giorno no - raccontano in via Piave -, ma appena cala la luce li vediamo arrivare specialmente in alcuni punti della strada, a partire dall'incrocio con via Felisati dove escono le auto.
I negozi della zona sono ormai in larga parte gestiti da stranieri. Ma ci sono negozi di africani? «No, qui siamo praticamente soprattutto bengalesi e cinesi, altri non ne conosco - risponde un commerciante -. Eppure per strada di neri se ne vedono tanti. Vengono ad acquistare anche da me, ogni tanto ce n'è qualcuno che estrae dalla tasca un bel po' di banconote. Pagano sempre senza chiedere sconti, non fanno problemi né aprono discussioni».
Era l'estate scorsa quando l'angolo tra via Piave e via Felisati è stato teatro di una rissa finita nel sangue con due feriti. Tutti nigeriani, intenti a prendersi a pugni, calci e sfidarsi con coltelli e cocci di bottiglia per il controllo dello spaccio, tra gli sguardi increduli della gente. «Ora, probabilmente, evitano vendette tra di loro per non attirare l'attenzione della polizia che passa costantemente da queste parti. Ma - concludono in via Piave - qualche controllo sulle auto che si fermano e poi ripartono forse sarebbe utile». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino