Mestre, sicurezza "fai da te": 25enne in via Piave armato di una katana da 92 cm

    MESTRE - D'accordo, via Piave ha sicuramente i suoi problemi e negli anni le sue frequentazioni sono diventate sempre meno rassicuranti. Da qui ad andare in giro...

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MESTRE - D'accordo, via Piave ha sicuramente i suoi problemi e negli anni le sue frequentazioni sono diventate sempre meno rassicuranti. Da qui ad andare in giro armati di katana, però, ne passa. A intercettarlo, sabato sera, i carabinieri di Mestre nel corso dei vari controlli effettuati nel quartiere per il dispositivo "alto impatto" deciso dalla prefettura. Protagonista un 25enne italiano che aveva deciso di portare in auto con sé quella spada (che aveva costruito lui) di 92 centimetri. Per lui è scattata d'obbligo la denuncia per possesso abusivo di arma da taglio. I controlli dei militari sono l'ennesimo atto della battaglia al degrado e allo spaccio nel quartiere: questa volta i carabinieri hanno passato in rassegna in particolare di via Piave, via Felisati e via Monte Sabotino con auto d'ordinanza e militari a piedi. L'obiettivo era perlustrare nel dettaglio queste vie: in tutta la notte sono stati impiegati 20 uomini, in divisa e in borghese.


I CONTROLLI


Oltre al 25enne italiano l'operazione dei militari ha permesso di denunciare (a piede libero) altre tre persone (tra cui due stranieri pluripregiudicati). Un 24enne italiano è stato trovato con alcuni grammi di hashish: ritenendo che quello stupefacente fosse stato preparato per essere venduto a dei clienti il ragazzo è stato denunciato. Un cittadino rumeno è stato denunciato invece per aver violato il daspo urbano che gli impediva l'accesso e permanenza nel quartiere Piave. Infine, un nigeriano è stato denunciato per inosservanza del foglio di via obbligatorio. Ormai i maxi pattuglioni in via Piave non sono più una novità. Il prefetto Michele Di Bari e il questore Gaetano Bonaccorso ne hanno chiesti almeno 4 a settimana ai vari corpi delle forze dell'ordine. I carabinieri, il pomeriggio del 3 ottobre, avevano predisposto un corposo dispositivo di massa con 80 carabinieri, cani antidroga ed elicottero. Il significato dei pattuglioni però non è solo quello di contrastare la microcriminalità e il degrado. C'è anche un secondo fine più a lungo termine, ovvero creare una banca dati di tutte le persone "a rischio" che lo frequentano, in modo da poter conoscere centimetro su centimetro le realtà da dover affrontare. Soprattutto nel caso degli stranieri avere una mappa di tutte le varie situazioni è un vantaggio importante per calibrare azioni e controlli futuri.
D.Tam. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino